Cornovaglia e Devon occidentali
Martedì 17 giugno '15
Dopo Land’s End, tra St. Just e St. Ives, c’è la parte di Cornovaglia che ci è piaciuta di più. Finalmente il panorama si allarga con continue viste sul mare, il territorio è aperto, non ci sono alberi a chiudere la vista. Il nostro Defender può mettere le ruote sull’erba e ci godiamo la pausa pranzo con vista mare.
Passiamo la cittadina turistica di St. Ives e cerchiamo un campeggio sulla baia omonima. Ne troviamo uno un po’ troppo pettinato per i nostri gusti, ma ha il grosso pregio di essere a cinque minuti dal mare.
Passiamo la cittadina turistica di St. Ives e cerchiamo un campeggio sulla baia omonima. Ne troviamo uno un po’ troppo pettinato per i nostri gusti, ma ha il grosso pregio di essere a cinque minuti dal mare.
Mercoledì 17 giugno ‘15
Sono arrivate le nuvole che col passar delle ore sono diventate nebbia bassa, perciò non facciamo il previsto giorno di sosta al mare, ma proseguiamo verso nord. Lungo la strada tra Redruth e Portreath ci incuriosisce un monumento che commemora due minatori di Cornovaglia che, in cerca di fortuna in Australia, trovarono la più grossa pepita d’oro mai rinvenuta: pesava ben 71 kg !
Ci troviamo ora nella zona delle antiche miniere di stagno, che qui sono state sfruttate sin dai tempi dei romani e sono state chiuse per sempre negli anni ’70. A testimonianza rimangono gli scheletri delle fonderie dismesse.
Vogliamo visitare una piccola miniera in attività che fa ninnoli per turisti, in una località chiamata Blue Hills, ma per arrivarci dobbiamo fare uno stradino monocorsia largo quanto la Land Rover. La rete stradale della Cornovaglia ha solo due versioni: o l’autostrada che l’attraversa senza interesse, o le strade secondarie che raccordano i villaggi; e quest’ultime sono sentieri asfaltati rimasti alla larghezza dei tempi delle carrozze. Saliscendi e curve continue li rendono molto pericolosi, per non parlare del fatto che non ci si può fermare, né invertire la marcia. Ci vuole una grossa dose di pazienza e di prudenza per guidare qui.
A Porthtowan e a Perranporth vediamo lunghissime spiagge di sabbia dorata: questa sarà una costante per tutto il nord-ovest della Cornovaglia.
Ci troviamo ora nella zona delle antiche miniere di stagno, che qui sono state sfruttate sin dai tempi dei romani e sono state chiuse per sempre negli anni ’70. A testimonianza rimangono gli scheletri delle fonderie dismesse.
Vogliamo visitare una piccola miniera in attività che fa ninnoli per turisti, in una località chiamata Blue Hills, ma per arrivarci dobbiamo fare uno stradino monocorsia largo quanto la Land Rover. La rete stradale della Cornovaglia ha solo due versioni: o l’autostrada che l’attraversa senza interesse, o le strade secondarie che raccordano i villaggi; e quest’ultime sono sentieri asfaltati rimasti alla larghezza dei tempi delle carrozze. Saliscendi e curve continue li rendono molto pericolosi, per non parlare del fatto che non ci si può fermare, né invertire la marcia. Ci vuole una grossa dose di pazienza e di prudenza per guidare qui.
A Porthtowan e a Perranporth vediamo lunghissime spiagge di sabbia dorata: questa sarà una costante per tutto il nord-ovest della Cornovaglia.
Lungo la strada avvistiamo un ricambista per camper e roulotte: cade a fagiolo perché da due giorni ci si è rotta la pompa dell’acqua che serve il lavabo della nostra micro-camperizzazione. Oggi il percorso sarà breve perché decidiamo di fermarci per la riparazione. Sosta in un campeggio tranquillo qualche km prima di Wadebridge.
Giovedì 18 giugno ‘15
E’ tornato il sole, che rimarrà stabile per tutta la giornata. Un cancello aperto e senza divieti (una vera rarità) ci permette di percorrere una strada campestre con vista mare.
La natura in Cornovaglia è rigogliosa, grazie al clima fresco, ma temperato. Tappeti erbosi fitti, grande varietà di alberi e cespugli, fiori dappertutto. Anche le case di pietra grigia ne risultano ingentilite.
Oggi il programma prevede una visita turistica al castello di Re Artù, a Tintagel. Folla di auto e pullman nel paesino, zeppo di bar ristoranti e ricordinerie. Notevole una costruzione in pietra del 1600, che ospitava l’antico ufficio postale.
Per arrivare al castello bisogna scarpinare per oltre un km e arrivare in vista del mare. Per chi non se la sente c’è un bel servizio Land Rover.
Su una rupe si scorgono i resti del castello, non più di quattro mura sbrecciate, mentre sotto di noi si vede una spiaggetta che dà accesso ad un paio di grotte. Che si trattasse del castello di Re Artù è del tutto opinabile, però è vero che sotto le mura del castello sono stati trovati i resti di una precedente costruzione di epoca romana, coeva del favoleggiato Re.
Per pranzo prendiamo fish&chips, buonissimo ma lo risentiremo fino a sera. Proseguiamo fino a Bostcastle, un grazioso paesino sul mare posizionato allo sbocco di un’angusta valle. Nel 2004 fu distrutto da un’inondazione, ma adesso tutto è stato ricostruito.
La natura in Cornovaglia è rigogliosa, grazie al clima fresco, ma temperato. Tappeti erbosi fitti, grande varietà di alberi e cespugli, fiori dappertutto. Anche le case di pietra grigia ne risultano ingentilite.
Oggi il programma prevede una visita turistica al castello di Re Artù, a Tintagel. Folla di auto e pullman nel paesino, zeppo di bar ristoranti e ricordinerie. Notevole una costruzione in pietra del 1600, che ospitava l’antico ufficio postale.
Per arrivare al castello bisogna scarpinare per oltre un km e arrivare in vista del mare. Per chi non se la sente c’è un bel servizio Land Rover.
Su una rupe si scorgono i resti del castello, non più di quattro mura sbrecciate, mentre sotto di noi si vede una spiaggetta che dà accesso ad un paio di grotte. Che si trattasse del castello di Re Artù è del tutto opinabile, però è vero che sotto le mura del castello sono stati trovati i resti di una precedente costruzione di epoca romana, coeva del favoleggiato Re.
Per pranzo prendiamo fish&chips, buonissimo ma lo risentiremo fino a sera. Proseguiamo fino a Bostcastle, un grazioso paesino sul mare posizionato allo sbocco di un’angusta valle. Nel 2004 fu distrutto da un’inondazione, ma adesso tutto è stato ricostruito.
Procedendo verso nord scorgiamo la costa, spesso ornata da chilometri di spiagge incontaminate. Ma in Cornovaglia si può andare a mare solo in due modi. Il primo è quello di fermarsi all’apposito parcheggio a pagamento sulla scogliera e procedere a piedi su sentieri spesso difficili. Il secondo è quello di usare le spiagge dei villaggi sul mare, i quali però hanno strade strettissime piene di traffico. Inoltre, anche col sole, le spiagge sono ventose e non invogliano ad una sosta prolungata. Parlo per noi italiani, perché invece i locali le frequentano, magari aiutati dai teli antivento. In mare i nuotatori spesso hanno la muta. Molto popolare è la pratica del surf.
Proseguiamo fino a Clovelly, un minuscolo porto di pesca, adesso attrazione turistica privata, cioè a pagamento. Si tratta di un mucchietto di belle case in pietra costruite sul fianco della scogliera, praticamente in verticale. Un’unica strada lastricata tipo “rissada” (sassi tondi infilati nel terreno) scende a precipizio fino al mare.
Proseguiamo fino a Clovelly, un minuscolo porto di pesca, adesso attrazione turistica privata, cioè a pagamento. Si tratta di un mucchietto di belle case in pietra costruite sul fianco della scogliera, praticamente in verticale. Un’unica strada lastricata tipo “rissada” (sassi tondi infilati nel terreno) scende a precipizio fino al mare.
I locali trasportano ogni tipo di mercanzia a mezzo di slitte che fanno scivolare sui sassi.
Soltanto la disperazione di una povertà estrema deve aver spinto gli abitanti a costruirsi un villaggio in questa posizione. A metà 1800 tutti gli uomini del villaggio persero la vita durante una tempesta e le vedove furono trasferite in un altro borgo.
E’ tardo pomeriggio quando entriamo nel Devon settentrionale. Vorremmo fermarci subito ma non troviamo campeggi. Meglio così perché alla fine arriviamo al campeggio di North Morte (brrrr!!!), che offre una spettacolare vista a mare.
Venerdì 19 giugno ‘15
Venerdì 19 giugno ‘15
Al risveglio il tempo sembrava imbronciato invece nel corso della giornata si è rasserenato al punto da diventare la giornata più calda finora. Decidiamo di attraversare la Exmoor Forest su strade secondarie. Di foresta ne vediamo veramente pochina: qualche gruppo di querce e un gran numero di campi coltivati. Sostiamo al grazioso villaggio di Exford.
Da qui , puntando verso Nord, arriviamo ad un altipiano aperto, senz’alberi, con una bella vegetazione di bassi cespugli. Finalmente lo sguardo può spaziare e ci fermiamo a godere la bella sensazione, anche perché il traffico è praticamente nullo.
Ci sono gruppi di vacche al pascolo, di tipo scozzese, con la frangetta ed ampie corna appuntite. Giovanni scende a fotografare una mucca con tre vitellini e….questa parte in resta per assalirlo! Le corna gli sono arrivate ad un metro dal corpo, prima che riuscisse a risalire in auto.
Come obiettivo turistico abbiamo il villaggio di Selworthy, un gruppetto di cottages con tetto di paglia. Sono incantevoli, così come la vegetazione intorno, tanto che sembra di essere in un libro illustrato di Beatrix Potter.
A visitarlo troviamo solo turisti inglesi dall’ottantina in su: signore con cappello di paglia che cinguettano “nice day!”
Sull’altipiano avevamo avvistato un cartellino con l’indicazione di un campeggio e ci eravamo ripromessi di tornarci verso sera. Però a causa di errori del navigatore e della intricata rete di stradine, abbiamo vagato per almeno un paio di ore per ritrovare il cartellino. Un paio di ore passate su sentieri da paura, per strettezza e per ripidità. Possiamo affermare di aver visto la Exmoor Forest in tutti i suoi dettagli. Nel frattempo avevamo trascurato molti altri campeggi lungo la strada e la nostra ostinazione a volere proprio quello non ci ha premiato, perché è il campeggio più bruttino visto finora, situato in fondo a una valletta umida, lungo un piccolo torrente. Forse proprio per questo basso corso d’acqua il campeggio è affollato di famiglie con bambini.
Da qui , puntando verso Nord, arriviamo ad un altipiano aperto, senz’alberi, con una bella vegetazione di bassi cespugli. Finalmente lo sguardo può spaziare e ci fermiamo a godere la bella sensazione, anche perché il traffico è praticamente nullo.
Come obiettivo turistico abbiamo il villaggio di Selworthy, un gruppetto di cottages con tetto di paglia. Sono incantevoli, così come la vegetazione intorno, tanto che sembra di essere in un libro illustrato di Beatrix Potter.
A visitarlo troviamo solo turisti inglesi dall’ottantina in su: signore con cappello di paglia che cinguettano “nice day!”
Sull’altipiano avevamo avvistato un cartellino con l’indicazione di un campeggio e ci eravamo ripromessi di tornarci verso sera. Però a causa di errori del navigatore e della intricata rete di stradine, abbiamo vagato per almeno un paio di ore per ritrovare il cartellino. Un paio di ore passate su sentieri da paura, per strettezza e per ripidità. Possiamo affermare di aver visto la Exmoor Forest in tutti i suoi dettagli. Nel frattempo avevamo trascurato molti altri campeggi lungo la strada e la nostra ostinazione a volere proprio quello non ci ha premiato, perché è il campeggio più bruttino visto finora, situato in fondo a una valletta umida, lungo un piccolo torrente. Forse proprio per questo basso corso d’acqua il campeggio è affollato di famiglie con bambini.
Note sulla Cornovaglia
Dal punto di vista del PIL, la Cornovaglia è la regione più povera della Gran Bretagna. E’ un dato fuorviante, che dipende dalla totale mancanza di industrie. In realtà si percepisce subito che questa regione vive di turismo. La tranquillità dei luoghi, il clima mite, i villaggi pittoreschi, la profusione di B&B, Pubs, Inn e negozietti attrae ogni anno più di 5 milioni di turisti, prevalentemente inglesi e in maggioranza della terza età. Se si escludono le poche città, si può girare tutta la Cornovaglia senza vedere una casa di cemento, un condominio o un capannone.
Seguirà la terza parte del diario, relativa al Galles.
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