DIARIO DI VIAGGIO NELLA RUSSIA ARTICA
La regione di Arkhangelsk
Martedì 18 Marzo – dopo Sovpole/prima di Pinega – km 110
Mattina con splendido sole. Al risveglio il termometro segna -18, segno che nella notte si deve essere abbassato di parecchio. La strada è bella, immacolata e con poco traffico. Il panorama è migliorato rispetto a ieri e le foreste miste di betulle e abeti ci regalano begli effetti di colore, alternando l’argento al verde intenso. I rami degli alberi sono carichi di ghiaccioli che brillano al nostro passaggio. Momenti di pieno sole si alternano a improvvise folate di neve, con fiocchi larghi e soffici.
Alla sosta caffè veniamo avvicinati da due russi automobilisti che sono diretti a Leshukonskoye. Hanno con sé un bel gattino fulvo, ma soprattutto hanno vodka e stuzzichini, che sfoderano subito dopo i saluti. Beppo dà subito una gran soddisfazione ai russi, bevendo a garganella. Seguono salumi e pane e lardo e cetrioli. Pur senza comprenderci facciamo una grande amicizia e c’intratteniamo per una buona mezz’ora. Nell’accommiatarsi, uno dei russi sfodera una piccola icona e ci benedice.
Arriviamo a Pinega, paesone non particolarmente attraente. Scopriamo che è una località…turistica, dotata perfino di gostiniza, ovvero una locanda con trattoria. C’è una ragazza efficientissima che nonostante il casino che noi sei riusciamo a fare, capisce tutto e serve con la velocità del fulmine. Il conto per 6 viene presentato a Giovanni: 487 rubli, cioè poco più di 10 Euro !! Giovanni fa il generoso e decide di offrire il pranzo ai compagni.
Proseguiamo il nostro viaggio su una rotta alternativa per Arkhangelsk, ma veniamo fermati dal primo fiume: è cominciato il disgelo e l’attraversamento è diventato pericoloso. C’è una “pagnotta” Uaz con due poliziotti che hanno messo un cartello di divieto. A quanto pare le autorità locali sono efficienti.
Noi cerchiamo ugualmente di proseguire seguendo la direzione del fiume, su una flebile pista innevata. Ci divertiamo a percorrerla per una dozzina di km e le macchine arano la neve coi differenziali. Questa sembra essere una pista per cacciatori, che finisce nel fitto del bosco. Infatti abbiamo visto un numero impressionante di tracce di animali, oltre ad aver ammirato numerosi voli di pernici bianche.
La nostra avventura fuoristradistica non può andare oltre, quindi invertiamo la marcia fino ad una grande radura, probabilmente una palude ora coperta di neve, e qui piantiamo il campo serale.
Mercoledì 19 Marzo – prima di Pinega/Arkhangelsk – km 240
La neve di questo luogo è bellissima, asciutta e soffice. La si può calpestare quanto si vuole, ma basta darle un colpetto col piede e si solleva come polvere. Noi tutti abbiamo portato le catene da neve, ma quelle di Mauro sono speciali, il top di gamma. Finalmente qui può montarle e divertirsi a mordere la neve ad alta velocità. Una tenuta di strada impressionante.
E’ tarda mattinata quando riprendiamo la strada principale per Arkhangelsk. Il percorso segue da vicino il grande fiume Pinega e quando la sponda del fiume si fa alta il tracciato serpeggia tra le alture boscose. In questa zona c’è la “Collina Rossa”, il punto più alto e panoramico dell’intera regione di Arkhangelsk, vale a dire due o trecento metri sul livello del mare. Questo sarebbe un luogo turistico, con un impianto di sci che neanche vediamo ed un monastero antico, che meriterebbe un restauro.
Oggi c’è un sole splendido che accelera lo scioglimento delle nevi. Purtroppo cominciamo a vedere il fondo stradale, che come al solito è un susseguirsi di buche. Temiamo che il nostro divertimento stia per finire. Superiamo il museo all'aperto di Manlye Karelie, prima di arrivare alla città.
Arkhangelsk ha la nomea di essere una delle più brutte città della Russia. A me non sembra peggiore di altre, anzi non vedo periferie degradate. Certo ci sono ciminiere fumanti e si intravvedono strutture portuali, che certo belle non sono, ma nel complesso sembra una città ordinata.
L’albergo centrale, a cui puntavamo, incredibilmente non ha camere disponibili. E’ enorme e ci chiediamo chi mai possa occuparlo tutto. Non certo i turisti, di cui non si vede neppure l’ombra. La gentile receptionist si prodiga per cercarci un albergo disponibile e deve fare quattro telefonate prima di trovarne uno: il Meridian, che è fuori dal centro. Ci arriviamo abbastanza facilmente e ci sistemiamo nelle camere, che ovviamente hanno delle pecche: c’è un bagno ogni due camere, con servizi troppo essenziali, come un piccolo lavabo senza neppure lo specchio sopra. Prendiamo due taxi per tornare al centro e cenare in un ristorante tipico. I tassisti, che qui guidano in maniera spericolata, fanno un sacco di giravolte prima di trovarlo. Il ristorante è arredato con decorazioni che richiamano l'arte "mezenskaia", di cui gli arcangelini vanno particolarmente fieri. Arriva una bella ragazza che conosce poche parole d’inglese, alla quale diciamo di scegliere per noi. Lunga attesa e alla fine arrivano 3 piatti di pesce e 3 di carne, per fortuna buoni.
Giovedì 20 marzo – Arkhangelsk – km 20
Danilo ha un problema: ha consumato completamente i freni posteriori ed è indispensabile una riparazione. Concessionari Land Rover in città non ce ne sono. Per fortuna una receptionist dell’albergo si attiva con passione per aiutarci e a fine mattinata trova un meccanico disponibile a ricostruire i ferodi. Nell’attesa, gli uomini decidono di smontare i chiodi da tutti gli pneumatici, perché il cielo è azzurrissimo e quindi s’immagina che la neve sulle strade principali continuerà a sciogliersi. Mentre Danilo aspetta la riparazione, noi andiamo a visitare Arkhangelsk. Tutti i palazzi del centro sono stati perfettamente restaurati. C’è un lungofiume chilometrico che farebbe invidia a qualsiasi città europea. E’ giorno feriale, ma vediamo un sacco di gente rilassata che passeggia o che fa sport sull'estuario ghiacciato della Dvina settentrionale.
In Arkhangelsk ci sono numerosi monumenti, tra cui spiccano quello a Lomonosov, genio russo, e quello all’“otaria salvatrice”. Ne parlerò in due appositi post. Acquistiamo alcuni oggetti di artigianato e facciamo pranzo in una tavola calda molto accogliente. Buone soprattutto le zuppe. Qualunque zuppa si mangi in Russia, è sicuro che risulterà molto gradevole. Torniamo nel tardo pomeriggio da Danilo, il quale ci informa che i freni nuovi arriveranno a sera. Bene, rimarremo in Arkhangelsk anche stanotte. Mentre io e Giovanni, da buoni vecchi, ceniamo in albergo, i compagni di viaggio si tuffano in una divertente “Arkhangelsk by night” e fanno rientro all’alba, sbronzi e felici.
Venerdì 21 Marzo – Arkhangelsk/prima di Onega – km 210
Prima di lasciare la città vorremmo acquistare altri ricordini e scopriamo che i negozi aprono alle 11. Ma quanto sono rilassati questi Arcangelini! Anche nel pomeriggio Arkhangelsk non vuol lasciarci andare, perché nonostante ripetuti tentativi non riusciamo ad imboccare il ponte che ci porterebbe fuori città. Per fortuna il solito buon samaritano russo, in questo caso è un capitano di nave che parla inglese, ci fa strada con la sua macchina e ci accompagna fino all’incrocio per Severodvinsk.
E’ il 21 Marzo, primo giorno di primavera, e noi ieri abbiamo schiodato le macchine: manco a dirlo si scatena una vera e propria bufera di neve, che ci accompagna per tutto il tragitto.
Il fondo stradale diventa scivoloso ed infatti troviamo una macchina di locali che è uscita di strada. I miei eroi si esibiscono in un pronto salvataggio. Alla fine riusciamo a raggiungere il Mar Bianco, che è una delle mete del viaggio. Ci avviciniamo a quella che dovrebbe essere le battigia, ma non riusciamo a distinguere niente: la presunta spiaggia è una distesa bianca, il presunto mare altrettanto. E questo è quanto.
C’è un villaggetto estivo e noi ci piazziamo in un fitto boschetto che sta nei pressi.
Sabato 22 Marzo – prima di Onega/Plesetsk – km 370
Stanotte tirava un vento forte dal mare, tanto che il telo della Columbus di Mauro e Beppo ha rischiato di strapparsi. I primi km di strada seguono esattamente la sponda del Mar Bianco. A differenza di ieri sera, stamane il mare si vede bene, ed è spettacolare: in primo piano una serie di cumuli di ghiaccio, in secondo piano un’ampia sezione di mare che sembra una granita e in lontananza le acque libere.
Abbiamo anche visto numerosi iceberg. Il tratto di costa è visibile per una quarantina di km e la striscia di terra affacciata sul mare è occupata da una fila interminabile di piccole graziose casette di vacanza.
Insomma siamo arrivati nella Riviera Romagnola della Regione di Arkhangelsk. Il fondo stradale è innevato e ghiacciato, ma noi presumiamo che la strada sia libera dopo Onega. Invece già proprio in città c’è un tale ghiaccio che Danilo fa testacoda e noi sentiamo la macchina scivolare parecchie volte. Il percorso continua così, sempre completamente ghiacciato.
Ci sarebbe un gran bisogno dei chiodi che invece abbiamo tolto ad Arkhangelsk. Senza aderenza, procediamo ad una media di 35/40 km all’ora. La strada segue il corso del grande fiume Onega per circa 180 km, alternando zone boschive ad altre più aperte, dove c’è una parvenza di agricoltura. Siccome non abbiamo fatto molte soste per fotografare o fare riprese, nonostante la lentezza della marcia riusciamo a macinare un sacco di km: oltre 360. Ci fermiamo per la sosta serale dopo aver superato Plesetsk, l’unico centro missilistico e cosmonautico su suolo della Russia (Baikonur è in Kazakistan).
Domenica 23 Marzo Plesetsk/Vitegra – km 360
La giornata di oggi ha degli obiettivi “turistici”: le antiche chiese di legno della regione e la città storica di Kargopol. Visitiamo numerose strutture lignee.
La più bella senza dubbio è il complesso di Saunino, formato da una chiesa e una torre separata. Risale al 1665, ma è miracolosamente in perfetto stato di conservazione. Ammiriamo la struttura di tronchi e le finiture raffinate delle cupole.
Verso mezzogiorno arriviamo a Kargopol, che ospita tre antiche chiese in muratura bianca, piuttosto scrostate però, come il resto della città che ha un aspetto decadente.
L’unico che la apprezza è Danilo, che fa incetta di artigianato locale, consistente in statuine di terracotta dipinta. In origine si trattava di giocattoli piuttosto grezzi, che negli anni ’30 divennero molto apprezzati in Russia. Ora le figurine di Kargopol sono tornate di moda come manufatti d’artigianato.
La strada subito dopo Kargopol è asfaltata e liscia, facendoci illudere che saremmo arrivati a Vytegra in scioltezza, invece ben presto diventa uno stradone semi-innevato tutto crivellato di buche. L’effetto è lo stesso della tole ondulée africana. In macchina tutto sobbalza, noi compresi. Arriviamo al confine tra le regioni di Arkhangelsk e quella di Vologda e d’improvviso lo stradone diventa un sentiero in mezzo al bosco, con il fondo ondulato a montagne russe. La viabilità russa è assolutamente imprevedibile e nessuna carta stradale può indicare ciò che si troverà veramente. Comunque è una variante che ci diverte molto.
Dopo una settantina di km incrociamo una strada grande, senza neve, che ci permette una velocità un po’ più elevata. Ci fermiamo prima di Vytegra. Mentre si monta la tenda-mensa si mette addirittura a piovere. Addio inverno.
Lunedì 24 Marzo – Vytegra/lago Ladoga – km 420
Da quando siamo sulla via del ritorno la partenza mattutina è alle 8. Precise, perché i compagni di viaggio sono sempre attivi e scattanti. Ci avviamo speranzosi di trovare strade buone, invece incontriamo un ammasso di buche. Entriamo in enormi pozze che ci inondano la macchina di fango. Adesso le 3 Land sono indistinguibili, tutt’e tre di un uniforme colore biancastro. Il fango si è incollato dappertutto, e riusciamo a malapena a ripulire le maniglie e i fanali.
Siamo in prossimità del grande lago Onega, di cui sfioriamo la sponda meridionale: la superficie è grigiastra, segno di ghiaccio in disgelo. Varchiamo il confine tra le due regioni di Vologda e di Leningrado, ma il massacro stradale non cambia. Dobbiamo arrivare in prossimità della città di Podporozhe per trovare finalmente l’asfalto liscio. Riusciamo adesso a macinare molti km, tanto da arrivare ad una sessantina di km da San Pietroburgo. Traffico intenso, ciminiere e paesotti di periferia. Adesso siamo in prossimità del grande lago Ladoga e speranzosi cerchiamo campo. Finiamo però in una zona degradata, con macerie abbandonate e sporcizia. Facciamo campo in un boschetto ma ad uno sguardo più attento notiamo che il sottobosco è disseminato di rifiuti. E’ brutto l’impatto con la civiltà e rimpiangiamo subito le solitudini immacolate del nord. Alla preparazione del nostro campo serale assistono alcuni ragazzini in bicicletta. Sono curiosi, ma molto educati e ci osservano sorridenti senza essere invasivi. Ci hanno salutato all’arrivo e lo stesso hanno fatto quando se ne sono andati. Abbiamo già notato in precedenza questa caratteristica positiva dei bambini russi.
Martedì 25 marzo – lago Ladoga/Porvoo – km 450
Mentre a Nord Est, quando eravamo alla meta settentrionale del viaggio, alle sei del mattino c’era già chiaro, qui la luce è arrivata dopo le 7:30, perché, pur essendo nello stesso fuso orario convenzionale, ci troviamo molto più a Ovest. Oggi contiamo di uscire dalla Russia e arrivare ad Helsinki. L’unico obiettivo è cercare di lavare le macchine e spendere in gasolio gli ultimi rubli. Percorrendo l’enorme tangenziale Nord di San Pietroburgo ci rendiamo conto di quanto sia grande la città: vediamo quartieri a perdita d’occhio, composti ognuno da gruppi di palazzi enormi, da quindici o più piani di altezza. Imbocchiamo la strada per Vyborg, che è l’ultima fermata per qualche piccolo acquisto in territorio russo. Vyborg è turistica: ci sono un sacco di negozi di souvenir, ristorantini, ecc. Subiamo pure l’assalto delle “babushke” che cercano insistentemente di venderci piccoli oggetti per pochi spiccioli. Che pena!
Pranziamo bene in una delle tante caffetterie. La spesa è di 9 euro a testa: poco per i nostri standard, ma molto rispetto al profondo nord.
Formalità veloci all’uscita dalla Russia. Oggi constatiamo con disappunto che tutt’e tre le macchine hanno le pastiglie dei freni completamente consumate, comprese quelle di Danilo, ricostruite ad Arkhangelsk. La causa è la micidiale abrasione prodotta dal fondo stradale costituito da un impasto di fango, sabbia e neve. Stasera non abbiamo trovato posto per il campo libero, perciò ci dobbiamo accontentare di un’area di servizio dopo la cittadina di Porvoo.
Mercoledì 26 Marzo – Porvoo/Helsinki – km60
Un camionista che ha sostato nella nostra area ha riconosciuto il marchio Corsetti, di cui si dichiara un fan, e ci regala un pacco di merendine!
Ci rechiamo dal concessionario Land Rover che sta appena a nord di Helsinki e sul piazzale dello stesso provvediamo alla sostituzione delle pastiglie di tutti i veicoli.
I nostri tentativi di anticipare di un giorno la partenza dalla Finlandia si scontrano con la rigidità finnica. Abbiamo quindi ampio tempo per visitare Helsinki. Noi la vediamo per la quarta volta e siamo ormai indifferenti, ma i compagni di viaggio la trovano molto attraente.
Giovedì 27 Marzo – Helsinki/navigazione – km 50
Bis di Helsinki, con visite turistiche, acquisti e pranzo al mercato coperto.Imbarco velocissimo nel pomeriggio
Venerdì 28 Marzo .- Navigazione
Sabato 29 e domenica 30 Marzo – rientro in Italia km 1480
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