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Domenica 26 Febbraio/Martedì 28 Febbraio 2017 - Milano-Helsinki - km 1.260
Per raggiungere le nostre mete nordiche attraversiamo Svizzera e Germania fino a Travemunde, dove ci imbarchiamo su un traghetto della Finnlines che in 29 ore attraversa il Baltico e approda a Helsinki.
Mercoledì 1 Marzo – Helsinki-Kuopio – km 387
Il Mar Baltico si presenta stamattina coperto da ghiaccio frammentato, simile a una granita. Cielo bigio e neve bigia anch’essa. Siamo a +2°, un po’ caldino per le nostre aspettative.
Il nostro programma in Finlandia prevede l’attraversamento di due grandi laghi ghiacciati e a seguire la visita della Carelia e della Lapponia finlandese.
Da Helsinki, città che conosciamo a memoria, imbocchiamo l’autostrada in direzione di Jyvaskila, attraversando la Regione dei Laghi. Non so perché la definiscano così, dal momento che la Finlandia è tutta quanta una regione dei laghi: un finlandese pazzo che li ha contati è arrivato a 187.888.
Durante qualche sosta abbiamo notato che la gente guarda la vecchia Land e noi come fossimo oggetti d’antiquariato…e forse hanno ragione.
Nel pomeriggio qualche sprazzo di sole illumina il paesaggio. La neve è fradicia e forma pozze d’acqua sulle strade: scopriamo che i nostri pneumatici nuovi non vano per niente bene sul bagnato.
Il nostro obiettivo è Kuopio, tranquilla cittadina che ospita il più bel museo di icone d’Europa, al di fuori dalla Russia; un retaggio della dominazione sovietica che i finlandesi hanno dovuto subire all’inizio del secolo scorso.
Poco prima di arrivare alla città, ecco un imprevisto: non funzionano più né le frecce, né gli indicatori di carburante e acqua. La consultazione del manuale Land Rover non aiuta a risolvere. Per fortuna Kuopio è abbastanza grande e speriamo di trovare l’indomani un elettrauto. Cerchiamo rifugio serale nel locale campeggio, che dovrebbe essere aperto tutto l’anno, e invece è sepolto nella neve. Ci accontentiamo del parcheggio esterno e per i servizi troviamo un tizio che ci fornisce le chiavi di una di quelle casette per la sauna, onnipresenti in Finlandia. Si stima che oltre il 70% di tutte le abitazioni finlandesi ne siano fornite.
Sabato 4 Marzo – Vartius – Sallatunturi – km 331
Ci siamo svegliati alle 7:30 ed il termometro segnava -18°. Il tempo umido di ieri, combinato con l’abbassarsi della temperatura notturna, ha causato il primo inconveniente: all’interno dell’abitacolo tutte le nervature della macchina erano coperte da un velo di ghiaccio, anzi da ghiaccioli in alcuni punti. All’esterno le serrature delle portiere si sono bloccate. Abbiamo dovuto far intervenire San Webasto che ha soffiato aria calda per oltre mezz’ora.
Siamo giunti in Lapponia, la vasta regione del popolo Sami, allevatori di renne, che comprende tutto il nord della Scandinavia, fino alla penisola russa di Kola. In realtà adesso i Sami sono pochissimi, qualche decina di migliaia, e niente li distingue dagli altri abitanti del nord Europa, se non i vestiti sgargianti che indossano per le feste o per i turisti. Il paesaggio della Lapponia è finalmente diverso: qui le foreste sono più rade, la vista si allarga e il panorama è punteggiato di “tunturi”, piccole colline isolate a forma di panettone
Riprendiamo la marcia su strade di assoluto candore, quasi senza traffico e praticamente spopolate. Sosta per un caffè finlandese da uno sperduto benzinaio. Parliamo ad alta voce in italiano, ma lui tiene la testa bassa e si limita a farci vedere sulla cassa l’importo da pagare. Molto timido o molto poco curioso.
Verso l’una arriviamo al centro turistico di Hera Hossa, composto da un paio di chalet e un campeggio (chiuso) e ci fermiamo a pranzare nel locale ristorante. Arriva una cotoletta avvolta in una spessa panatura marrone, bastoncini di zucca fritta e zucchine fritte con cipolla. Aveva ragione Berlusconi ad opporsi, quando fu proposta Helsinki come sede dell'agenzia alimentare europea: in Finlandia si mangia da schifo! Il che non è proprio vero, ma oggi ci sta. Per contro, i prezzi in questo paese sono in linea con quelli italiani, anzi un poco inferiori per i prodotti di base come pane, latte e carne.
Nel pomeriggio prendiamo qualche deviazione per essere sicuri di percorrere solo piste immacolate, superiamo la città di Kuusamo e arriviamo a 66°33’ di latitudine Nord: il Circolo Polare Artico. Anche questa volta, come anni fa, cerchiamo invano un cartello che confermi ciò che ci indica il GPS, ma niente. Pare che i finlandesi celebrino il Circolo solo in quel trappolone per turisti che è Rovaniemi.
Verso sera approdiamo a un bel laghetto ghiacciato, circondato da casette di vacanza. Ci fermiamo in uno spiazzo tra due baite disabitate; tranquilli prepariamo cena, ma subito dopo udiamo un latrare. Un cagnaccio spuntato da chissà dove arriva da noi e appena Giovanni apre la portiera, infila in macchina il suo muso ringhiando. Siccome noi facciamo i bisognini nella foresta, non ci pare il caso di metterci a pericolo di morso. Sbaracchiamo e riprendiamo la strada. Dobbiamo fare parecchie decine di km prima di trovare un altro posto adatto per la notte, poco prima di Sallatunturi, un piccolo centro sciistico.
Lunedì 6 Marzo – Rifugio Kairariver – Peurasuvanto – km 230
Per raggiungere le nostre mete nordiche attraversiamo Svizzera e Germania fino a Travemunde, dove ci imbarchiamo su un traghetto della Finnlines che in 29 ore attraversa il Baltico e approda a Helsinki.
Mercoledì 1 Marzo – Helsinki-Kuopio – km 387
Il Mar Baltico si presenta stamattina coperto da ghiaccio frammentato, simile a una granita. Cielo bigio e neve bigia anch’essa. Siamo a +2°, un po’ caldino per le nostre aspettative.
Il nostro programma in Finlandia prevede l’attraversamento di due grandi laghi ghiacciati e a seguire la visita della Carelia e della Lapponia finlandese.
Da Helsinki, città che conosciamo a memoria, imbocchiamo l’autostrada in direzione di Jyvaskila, attraversando la Regione dei Laghi. Non so perché la definiscano così, dal momento che la Finlandia è tutta quanta una regione dei laghi: un finlandese pazzo che li ha contati è arrivato a 187.888.
Durante qualche sosta abbiamo notato che la gente guarda la vecchia Land e noi come fossimo oggetti d’antiquariato…e forse hanno ragione.
Nel pomeriggio qualche sprazzo di sole illumina il paesaggio. La neve è fradicia e forma pozze d’acqua sulle strade: scopriamo che i nostri pneumatici nuovi non vano per niente bene sul bagnato.
Il nostro obiettivo è Kuopio, tranquilla cittadina che ospita il più bel museo di icone d’Europa, al di fuori dalla Russia; un retaggio della dominazione sovietica che i finlandesi hanno dovuto subire all’inizio del secolo scorso.
Poco prima di arrivare alla città, ecco un imprevisto: non funzionano più né le frecce, né gli indicatori di carburante e acqua. La consultazione del manuale Land Rover non aiuta a risolvere. Per fortuna Kuopio è abbastanza grande e speriamo di trovare l’indomani un elettrauto. Cerchiamo rifugio serale nel locale campeggio, che dovrebbe essere aperto tutto l’anno, e invece è sepolto nella neve. Ci accontentiamo del parcheggio esterno e per i servizi troviamo un tizio che ci fornisce le chiavi di una di quelle casette per la sauna, onnipresenti in Finlandia. Si stima che oltre il 70% di tutte le abitazioni finlandesi ne siano fornite.
Giovedì 2 Marzo – Kuopio – Loma Koli – km 183
Una notte tribolata a causa dell'umidità: nella notte ha nevischiato e il nostro tettuccio apribile, che abbiamo lasciato sollevato, si è impregnato d’acqua, che ha cominciato a gocciolare sulla capoccia di Giovanni. Risolviamo accendendo il Webasto, il nostro riscaldatore a gasolio che si sta rivelando, ad ogni viaggio invernale, sempre più indispensabile; scalda rapidamente l’abitacolo e soprattutto asciuga! D’ora in poi lo chiameremo San Webasto e lo invocheremo ogni sera e ogni mattina.
Abbiamo sempre il guasto da riparare e con l’aiuto di persone locali troviamo l’elettrauto. “Wait, wait, all right, all right” ripete incessantemente l’ometto rubicondo esaminando l'impianto elettrico. In pochi minuti individua il guasto e risolve. Ci complimentiamo per la sua abilità e lui in cambio... non ci fa pagare nulla. Di fronte all’elettrauto troviamo un gommista e ci facciamo riequilibrare le gomme che il nostro meccanico aveva montato male.
Rinfrancati dalla rapida soluzione dei problemi alla Land, andiamo alla ricerca del nostro primo importante obiettivo, e cioè la “strada di ghiaccio” che attraversa il grande lago Kallavesi. Questa "ice-road" non è indicata nelle guide ed è difficile trovarla se non si è del posto. Per fortuna riusciamo a individuare l’inizio della pista e ci inoltriamo: è una traccia lunga, lunghissima, con un paio di diramazioni. Le percorriamo entrambe e in totale stiamo sul lago ghiacciato per quasi una ventina di km: è il nostro record. Anche se ne abbiamo percorse già molte, è sempre emozionante sapere di trovarsi sospesi su uno specchio d’acqua.
La meta di stasera è la località di Loma Koli e per raggiungerla percorriamo un dedalo di strade, alcune delle quali completamente immacolate, la qual cosa rende il viaggio immediatamente affascinante. Koli è un grosso centro turistico, almeno per gli standard finlandesi, con piste da sci, alberghi e centri benessere. Si trova ai piedi di una collina panoramica, fonte d’ispirazione per il più famoso compositore finlandese, Sibelius, che qui in cima fece trasportare il suo pianoforte.
Noi proseguiamo fino a Loma, da dove parte la "ice-road" più famosa della Finlandia, tanto da essere indicata come attrazione turistica. La affronteremo domattina. Stanotte sosteremo sulle rive del lago Pielinen.
Una notte tribolata a causa dell'umidità: nella notte ha nevischiato e il nostro tettuccio apribile, che abbiamo lasciato sollevato, si è impregnato d’acqua, che ha cominciato a gocciolare sulla capoccia di Giovanni. Risolviamo accendendo il Webasto, il nostro riscaldatore a gasolio che si sta rivelando, ad ogni viaggio invernale, sempre più indispensabile; scalda rapidamente l’abitacolo e soprattutto asciuga! D’ora in poi lo chiameremo San Webasto e lo invocheremo ogni sera e ogni mattina.
Abbiamo sempre il guasto da riparare e con l’aiuto di persone locali troviamo l’elettrauto. “Wait, wait, all right, all right” ripete incessantemente l’ometto rubicondo esaminando l'impianto elettrico. In pochi minuti individua il guasto e risolve. Ci complimentiamo per la sua abilità e lui in cambio... non ci fa pagare nulla. Di fronte all’elettrauto troviamo un gommista e ci facciamo riequilibrare le gomme che il nostro meccanico aveva montato male.
Rinfrancati dalla rapida soluzione dei problemi alla Land, andiamo alla ricerca del nostro primo importante obiettivo, e cioè la “strada di ghiaccio” che attraversa il grande lago Kallavesi. Questa "ice-road" non è indicata nelle guide ed è difficile trovarla se non si è del posto. Per fortuna riusciamo a individuare l’inizio della pista e ci inoltriamo: è una traccia lunga, lunghissima, con un paio di diramazioni. Le percorriamo entrambe e in totale stiamo sul lago ghiacciato per quasi una ventina di km: è il nostro record. Anche se ne abbiamo percorse già molte, è sempre emozionante sapere di trovarsi sospesi su uno specchio d’acqua.
La meta di stasera è la località di Loma Koli e per raggiungerla percorriamo un dedalo di strade, alcune delle quali completamente immacolate, la qual cosa rende il viaggio immediatamente affascinante. Koli è un grosso centro turistico, almeno per gli standard finlandesi, con piste da sci, alberghi e centri benessere. Si trova ai piedi di una collina panoramica, fonte d’ispirazione per il più famoso compositore finlandese, Sibelius, che qui in cima fece trasportare il suo pianoforte.
Noi proseguiamo fino a Loma, da dove parte la "ice-road" più famosa della Finlandia, tanto da essere indicata come attrazione turistica. La affronteremo domattina. Stanotte sosteremo sulle rive del lago Pielinen.
Aiuto: stiamo viaggiando sull'acqua! |
Venerdì 3 Marzo – Loma Koli .- Vartius - km 215
Attraversiamo il lago ghiacciato Pielinen sotto un cielo plumbeo, carico di neve, che infatti comincia a scendere leggera. Questa "ice-road" è stata da noi percorsa per la prima volta esattamente dieci anni fa: era il nostro primo attraversamento sul ghiaccio e ovviamente ci aveva emozionato moltissimo. Oggi la percorriamo… come fosse una cosa normale.
La strada di ghiaccio approda dopo 7 km a Vuonislahti e da questo punto in poi le strade che percorriamo sono con scarso traffico, perciò sono completamente bianche.
A queste latitudini è indispensabile viaggiare con gomme da neve dotate di chiodi. Però non possiamo partire dall’Italia con pneumatici chiodati e percorrere 2.000 km di asfalto prima di arrivare alla neve. La soluzione consiste nel munirci dei chiodi avvitabili della Best Grip, che Giovanni applicherà al momento opportuno. Il momento è oggi. Ci fermiamo per pranzo su una delle rarissime piazzole pulite dagli spazzaneve e dopo una peperonata ci apprestiamo al lavoro. La chiodatura è un lavoro lungo, in totale circa 400 chiodi da mettere, cioè 400 volte infilare il chiodo nell’avvitatore, puntare sul tassello del pneumatico, avvitare, togliere l’avvitatore e ricominciare. Giovanni s’è fatto esperto e il lavoro procede spedito, se non fosse che inizia a nevicare di brutto e tutto si infradicia, noi e gli strumenti sparpagliati per il lavoro. Per fortuna c’è San Webasto che lavorerà tutto il pomeriggio per asciugare gli indumenti.
Oggi stiamo percorrendo la Carelia finlandese. Arriviamo alla città di Kuhmo, famosa perché qui è stato dato il nome al Kalevala, il libro sacro dei finlandesi, diciamo la loro Divina Commedia. Si tratta di una raccolta di miti, leggende e storie popolari, che nei secoli erano state tramandate solo oralmente e che un medico di campagna, tale Elias Lonnrot, ha traslato in versi, realizzando una poderosa opera in 32 canti. Questo poema è la base dell’attuale lingua finnica, e anche dell’identità culturale dei finlandesi.
La Carelia è un susseguirsi di morbide colline forestate, intervallate da numerosi laghi. A parte qualche città e villaggio, è decisamente spopolata. Lungo la strada non c’è altro che un’infinita cortina di abeti, interrotta solo da ... qualche cortina di betulle. Il manto bianco non fa più distinguere i fiumi dalle strade, i campi dagli innumerevoli laghi.
Gente in giro non se ne vede, a parte qualche anziano che faticosamente cammina nella neve aiutandosi con i bastoni o con piccole slitte. Dire che i finlandesi sono discreti è un eufemismo: quando abbiamo messo i chiodi da neve siamo stati fermi per più di due ore con la macchina sui cavalletti, circondata di attrezzi, ma nessuna delle vetture (poche) che sono passate si è fermata per chiederci se per caso eravamo in panne. Un comportamento strano in queste lande dove gli umani sono rari e quindi ci si aspetterebbe che comunicassero appena si incontrano. Eppure questo è l’atteggiamento che abbiamo riscontrato in tutti i popoli del nord Europa, a partire dagli islandesi. Alla stessa latitudine i russi sono molto diversi.
Oggi ha nevicato fitto solo mentre chiodavamo le gomme, per il resto della giornata il tempo è stato coperto, con qualche occhiata di sole. Temperature di qualche grado sotto lo zero, ma sufficienti a fare ghiacciare le serrature della Land, che abbiamo dovuto sbloccare con l’apposito liquido.
Stiamo percorrendo una serie di strade secondarie aderenti al confine con la Russia. Sosta serale presso un gruppo di casette disabitate appena dopo il villaggio di Vartius. Siamo stati costretti ad “invadere” una proprietà privata per il fatto che la strada non consentiva alcuna possibilità di sosta. Bisogna ammettere che il rapporto dei finlandesi con i propri connazionali è assai diverso dal nostro, perché è basato su un principio di "fiducia", e cioè sul presupposto che le regole vengano rispettate da tutti. Perciò non esistono recinti o cancelli intorno alle case; abbiamo visto motoslitte e carrelli da trasporto lasciati incustoditi lungo le strade; piccoli banchi di derrate agricole vengono allestiti ai margini delle strade e i prodotti possono essere prelevati in cambio di denaro da lasciare sul posto.
La strada di ghiaccio approda dopo 7 km a Vuonislahti e da questo punto in poi le strade che percorriamo sono con scarso traffico, perciò sono completamente bianche.
A queste latitudini è indispensabile viaggiare con gomme da neve dotate di chiodi. Però non possiamo partire dall’Italia con pneumatici chiodati e percorrere 2.000 km di asfalto prima di arrivare alla neve. La soluzione consiste nel munirci dei chiodi avvitabili della Best Grip, che Giovanni applicherà al momento opportuno. Il momento è oggi. Ci fermiamo per pranzo su una delle rarissime piazzole pulite dagli spazzaneve e dopo una peperonata ci apprestiamo al lavoro. La chiodatura è un lavoro lungo, in totale circa 400 chiodi da mettere, cioè 400 volte infilare il chiodo nell’avvitatore, puntare sul tassello del pneumatico, avvitare, togliere l’avvitatore e ricominciare. Giovanni s’è fatto esperto e il lavoro procede spedito, se non fosse che inizia a nevicare di brutto e tutto si infradicia, noi e gli strumenti sparpagliati per il lavoro. Per fortuna c’è San Webasto che lavorerà tutto il pomeriggio per asciugare gli indumenti.
Oggi stiamo percorrendo la Carelia finlandese. Arriviamo alla città di Kuhmo, famosa perché qui è stato dato il nome al Kalevala, il libro sacro dei finlandesi, diciamo la loro Divina Commedia. Si tratta di una raccolta di miti, leggende e storie popolari, che nei secoli erano state tramandate solo oralmente e che un medico di campagna, tale Elias Lonnrot, ha traslato in versi, realizzando una poderosa opera in 32 canti. Questo poema è la base dell’attuale lingua finnica, e anche dell’identità culturale dei finlandesi.
La Carelia è un susseguirsi di morbide colline forestate, intervallate da numerosi laghi. A parte qualche città e villaggio, è decisamente spopolata. Lungo la strada non c’è altro che un’infinita cortina di abeti, interrotta solo da ... qualche cortina di betulle. Il manto bianco non fa più distinguere i fiumi dalle strade, i campi dagli innumerevoli laghi.
Gente in giro non se ne vede, a parte qualche anziano che faticosamente cammina nella neve aiutandosi con i bastoni o con piccole slitte. Dire che i finlandesi sono discreti è un eufemismo: quando abbiamo messo i chiodi da neve siamo stati fermi per più di due ore con la macchina sui cavalletti, circondata di attrezzi, ma nessuna delle vetture (poche) che sono passate si è fermata per chiederci se per caso eravamo in panne. Un comportamento strano in queste lande dove gli umani sono rari e quindi ci si aspetterebbe che comunicassero appena si incontrano. Eppure questo è l’atteggiamento che abbiamo riscontrato in tutti i popoli del nord Europa, a partire dagli islandesi. Alla stessa latitudine i russi sono molto diversi.
Oggi ha nevicato fitto solo mentre chiodavamo le gomme, per il resto della giornata il tempo è stato coperto, con qualche occhiata di sole. Temperature di qualche grado sotto lo zero, ma sufficienti a fare ghiacciare le serrature della Land, che abbiamo dovuto sbloccare con l’apposito liquido.
Stiamo percorrendo una serie di strade secondarie aderenti al confine con la Russia. Sosta serale presso un gruppo di casette disabitate appena dopo il villaggio di Vartius. Siamo stati costretti ad “invadere” una proprietà privata per il fatto che la strada non consentiva alcuna possibilità di sosta. Bisogna ammettere che il rapporto dei finlandesi con i propri connazionali è assai diverso dal nostro, perché è basato su un principio di "fiducia", e cioè sul presupposto che le regole vengano rispettate da tutti. Perciò non esistono recinti o cancelli intorno alle case; abbiamo visto motoslitte e carrelli da trasporto lasciati incustoditi lungo le strade; piccoli banchi di derrate agricole vengono allestiti ai margini delle strade e i prodotti possono essere prelevati in cambio di denaro da lasciare sul posto.
L'attraversamento del Lago Pielinen, la più famosa "iceroad" finlandese |
sono 400 i chiodi da avvitare sugli pneumatici |
Ci siamo svegliati alle 7:30 ed il termometro segnava -18°. Il tempo umido di ieri, combinato con l’abbassarsi della temperatura notturna, ha causato il primo inconveniente: all’interno dell’abitacolo tutte le nervature della macchina erano coperte da un velo di ghiaccio, anzi da ghiaccioli in alcuni punti. All’esterno le serrature delle portiere si sono bloccate. Abbiamo dovuto far intervenire San Webasto che ha soffiato aria calda per oltre mezz’ora.
Siamo giunti in Lapponia, la vasta regione del popolo Sami, allevatori di renne, che comprende tutto il nord della Scandinavia, fino alla penisola russa di Kola. In realtà adesso i Sami sono pochissimi, qualche decina di migliaia, e niente li distingue dagli altri abitanti del nord Europa, se non i vestiti sgargianti che indossano per le feste o per i turisti. Il paesaggio della Lapponia è finalmente diverso: qui le foreste sono più rade, la vista si allarga e il panorama è punteggiato di “tunturi”, piccole colline isolate a forma di panettone
Riprendiamo la marcia su strade di assoluto candore, quasi senza traffico e praticamente spopolate. Sosta per un caffè finlandese da uno sperduto benzinaio. Parliamo ad alta voce in italiano, ma lui tiene la testa bassa e si limita a farci vedere sulla cassa l’importo da pagare. Molto timido o molto poco curioso.
Verso l’una arriviamo al centro turistico di Hera Hossa, composto da un paio di chalet e un campeggio (chiuso) e ci fermiamo a pranzare nel locale ristorante. Arriva una cotoletta avvolta in una spessa panatura marrone, bastoncini di zucca fritta e zucchine fritte con cipolla. Aveva ragione Berlusconi ad opporsi, quando fu proposta Helsinki come sede dell'agenzia alimentare europea: in Finlandia si mangia da schifo! Il che non è proprio vero, ma oggi ci sta. Per contro, i prezzi in questo paese sono in linea con quelli italiani, anzi un poco inferiori per i prodotti di base come pane, latte e carne.
Nel pomeriggio prendiamo qualche deviazione per essere sicuri di percorrere solo piste immacolate, superiamo la città di Kuusamo e arriviamo a 66°33’ di latitudine Nord: il Circolo Polare Artico. Anche questa volta, come anni fa, cerchiamo invano un cartello che confermi ciò che ci indica il GPS, ma niente. Pare che i finlandesi celebrino il Circolo solo in quel trappolone per turisti che è Rovaniemi.
Verso sera approdiamo a un bel laghetto ghiacciato, circondato da casette di vacanza. Ci fermiamo in uno spiazzo tra due baite disabitate; tranquilli prepariamo cena, ma subito dopo udiamo un latrare. Un cagnaccio spuntato da chissà dove arriva da noi e appena Giovanni apre la portiera, infila in macchina il suo muso ringhiando. Siccome noi facciamo i bisognini nella foresta, non ci pare il caso di metterci a pericolo di morso. Sbaracchiamo e riprendiamo la strada. Dobbiamo fare parecchie decine di km prima di trovare un altro posto adatto per la notte, poco prima di Sallatunturi, un piccolo centro sciistico.
La tipica casa finlandese con annessa sauna |
le strade che ci piacciono |
Domenica 5 Marzo – Sallatunturi – rifugio Kairariver – km 158
Arriviamo al paese di Salla con l’intento di fare una spesina ad un market, ma un cartello informa che apre alle 11. Ci siamo dimenticati che qui in Lapponia la domenica è sacra e quasi tutti i negozi sono chiusi, purtroppo anche i benzinai.
Subito dopo Salla proviamo ad imboccare una piccola pista che tira a nordovest. E’ splendida, candida e senza alcuna traccia recente. Si snoda in un paesaggio punteggiato di tunturi. Il cielo è limpido e c’è un bel sole. Siamo a -8° anche a mezzogiorno, ma il freddo è secco, perciò gradevole. Anche la neve è asciutta, farinosa e croccante sotto i piedi. La bella pista finisce all'imbocco della strada per Savukoski, un paese con poche case e servizi chiusi.
Entusiasti per la pista del mattino, siamo desiderosi di fare il bis e troviamo pane per i nostri denti: individuiamo una serie di sentieri per una lunghezza totale di 80 km, che dovrebbero portaci al villaggio di Lokka. Incuranti di essere soli e che nessun aiuto ci può raggiungere in caso di guasti, imbocchiamo la pista e subito abbiamo la conferma che nessun mezzo a quattro ruote è passato recentemente. Su parti del percorso troviamo solo tracce di motoslitta, mentre in altre solo tracce di… renne. Giovanni ha abbassato la pressione degli pneumatici, ma comunque deve guidare con estrema attenzione, perché la neve è scivolosa, e soprattutto non si distingue la carreggiata sottostante: basterebbe una ruota nel ciglio e ci troveremmo nei guai. Inoltre si aggiunge la preoccupazione per il consumo di carburante, poiché la neve alta costringe a viaggiare con le ridotte, il che aumenta di molto i consumi, e oggi non abbiamo potuto fare rifornimento. Con una certa emozione percorriamo 60 km di pista intonsa e ci fermiamo in prossimità di un rifugio estivo, ora ovviamente chiuso. Siamo nel cuore della Lapponia, in una landa deserta e percepiamo il vuoto intorno a noi. Guardando il termometro notiamo che la temperatura scende a precipizio: alle cinque del pomeriggio -16°; alle sette di sera -22°. Speriamo che tutti i nostri accorgimenti reggano a questa che si annuncia come una notte di gelo intenso. Domani abbiamo ancora una ventina di km di questo nulla prima di trovare una casa. Il cielo è sereno e questo significa che la temperatura continuerà a scendere.
Subito dopo Salla proviamo ad imboccare una piccola pista che tira a nordovest. E’ splendida, candida e senza alcuna traccia recente. Si snoda in un paesaggio punteggiato di tunturi. Il cielo è limpido e c’è un bel sole. Siamo a -8° anche a mezzogiorno, ma il freddo è secco, perciò gradevole. Anche la neve è asciutta, farinosa e croccante sotto i piedi. La bella pista finisce all'imbocco della strada per Savukoski, un paese con poche case e servizi chiusi.
Entusiasti per la pista del mattino, siamo desiderosi di fare il bis e troviamo pane per i nostri denti: individuiamo una serie di sentieri per una lunghezza totale di 80 km, che dovrebbero portaci al villaggio di Lokka. Incuranti di essere soli e che nessun aiuto ci può raggiungere in caso di guasti, imbocchiamo la pista e subito abbiamo la conferma che nessun mezzo a quattro ruote è passato recentemente. Su parti del percorso troviamo solo tracce di motoslitta, mentre in altre solo tracce di… renne. Giovanni ha abbassato la pressione degli pneumatici, ma comunque deve guidare con estrema attenzione, perché la neve è scivolosa, e soprattutto non si distingue la carreggiata sottostante: basterebbe una ruota nel ciglio e ci troveremmo nei guai. Inoltre si aggiunge la preoccupazione per il consumo di carburante, poiché la neve alta costringe a viaggiare con le ridotte, il che aumenta di molto i consumi, e oggi non abbiamo potuto fare rifornimento. Con una certa emozione percorriamo 60 km di pista intonsa e ci fermiamo in prossimità di un rifugio estivo, ora ovviamente chiuso. Siamo nel cuore della Lapponia, in una landa deserta e percepiamo il vuoto intorno a noi. Guardando il termometro notiamo che la temperatura scende a precipizio: alle cinque del pomeriggio -16°; alle sette di sera -22°. Speriamo che tutti i nostri accorgimenti reggano a questa che si annuncia come una notte di gelo intenso. Domani abbiamo ancora una ventina di km di questo nulla prima di trovare una casa. Il cielo è sereno e questo significa che la temperatura continuerà a scendere.
solo le nostre tracce su questo bel sentiero |
Giovanni abbassa la pressione degli pneumatici |
Stamattiva abbiamo constatato le conseguenze di una notte a -25°. Il nostro piumone danese ha fatto il suo dovere tenendoci al caldo, ma bastava scoprirne un piccolo lembo per far penetrare un soffio di aria ghiacciata. L’esterno del piumone in corrispondenza alle nostre teste era coperto da un velo di ghiaccio, a causa del nostro respiro. Sotto i materassi il gelo ha incollato il velluto dei rivestimenti al passaruota. L’acqua del nostro serbatoio è gelata. Il solito San Webasto ha risolto quasi tutto, per fortuna. Il motore della Land è partito solo al terzo tentativo; meno male, altrimenti sarebbero stati guai seri. Come se non bastasse, abbiamo affrontato l’ignoto con poco carburante, tanto che abbiamo dovuto ricorrere alla riserva del nostro serbatoio supplementare. Non è da noi commettere imprudenze, ma questa ci è piaciuta molto.
Scendiamo a Tanhua dove finalmente c’è un benzinaio. Non si tratta di un paese, ma semplicemente di un quadrivio con un paio di case e un distributore molto primitivo, come primitiva è anche l’anziana signora che lo gestisce. Difficoltà di comprensione con lei, anche per un semplice pieno di carburante, perché i pochi anziani che non parlano inglese rimangono impacciati e si bloccano. D’altro canto è anche vero che noi non facciamo nessuno sforzo per capire una lingua ostica come il finnico: in tanti anni che frequento questo Paese avrò imparato si e no una ventina di parole, quelle che vedo sulle insegne dei negozi ed i cartelli indicatori.
Imbocchiamo un’altra breve deviazione su piste bianche prima di arrivare a Sodankyla, che attraversiamo senza fermarci, diretti a nord. L’obiettivo è una pista lunga 60 km che attraversa la Lapponia da Est a Ovest. La imbocchiamo baldanzosi, anche se presto rimaniamo perplessi nel vedere davanti a noi un trattore che trasporta balle di fieno per le renne: significa che è una strada di servizio e di solito le strade di servizio non hanno sbocco. Dopo una trentina di km la conferma: un tizio con un grosso spalaneve ci informa che oltre quel punto la strada non è aperta. In realtà la neve non è altissima, ma non possiamo contraddire il finnico. Purtroppo il progetto fallisce e dobbiamo tornare indietro. Comunque decidiamo di pernottare in zona, entrando in un pistino da motoslitte. Il cielo è sereno e ammiriamo un magnifico tramonto, seguito da una notte con mezzaluna splendente e una miriade di stelle. Venere poi è un pallone sopra l’orizzonte. L’inconveniente di una notte tersa è rappresentato dal precipitare delle temperature: quando ce ne andiamo a nanna, e sono solo le 22:00, il termometro segna già -25°.
Scendiamo a Tanhua dove finalmente c’è un benzinaio. Non si tratta di un paese, ma semplicemente di un quadrivio con un paio di case e un distributore molto primitivo, come primitiva è anche l’anziana signora che lo gestisce. Difficoltà di comprensione con lei, anche per un semplice pieno di carburante, perché i pochi anziani che non parlano inglese rimangono impacciati e si bloccano. D’altro canto è anche vero che noi non facciamo nessuno sforzo per capire una lingua ostica come il finnico: in tanti anni che frequento questo Paese avrò imparato si e no una ventina di parole, quelle che vedo sulle insegne dei negozi ed i cartelli indicatori.
Imbocchiamo un’altra breve deviazione su piste bianche prima di arrivare a Sodankyla, che attraversiamo senza fermarci, diretti a nord. L’obiettivo è una pista lunga 60 km che attraversa la Lapponia da Est a Ovest. La imbocchiamo baldanzosi, anche se presto rimaniamo perplessi nel vedere davanti a noi un trattore che trasporta balle di fieno per le renne: significa che è una strada di servizio e di solito le strade di servizio non hanno sbocco. Dopo una trentina di km la conferma: un tizio con un grosso spalaneve ci informa che oltre quel punto la strada non è aperta. In realtà la neve non è altissima, ma non possiamo contraddire il finnico. Purtroppo il progetto fallisce e dobbiamo tornare indietro. Comunque decidiamo di pernottare in zona, entrando in un pistino da motoslitte. Il cielo è sereno e ammiriamo un magnifico tramonto, seguito da una notte con mezzaluna splendente e una miriade di stelle. Venere poi è un pallone sopra l’orizzonte. L’inconveniente di una notte tersa è rappresentato dal precipitare delle temperature: quando ce ne andiamo a nanna, e sono solo le 22:00, il termometro segna già -25°.
Pompa di benzina a Tanhua |
Martedì 7 Marzo - Peurasuvanto – Kittila - km 144
La temperatura stanotte è scesa a -30°. Giovanni deve subito preoccuparsi che il vecchio motore della Land e annesse vecchie batterie siano in grado di mettersi in moto. E’ un momento di apprensione, perché siamo, come al solito, in mezzo al nulla. Ci vogliono tre o quattro tentativi a vuoto prima che il motore si metta in moto. Ovviamente tutto è congelato: acqua, gas, accendini, macchina fotografia, latte, dentifricio e.. salviette igieniche. Il sole splende, ma siamo ancora a -16°, perciò ci vogliono un paio d’ore di San Webasto per cominciare a smollare qualcosa. Tutta l’acqua delle bottiglie e del serbatoio rimane comunque un blocco di ghiaccio. Sono le dieci quando riusciamo a muoverci e puntiamo a sud, di nuovo su Sodankyla. Questa volta ci fermiamo in visita turistica ammirando una bella chiesetta di legno e il monumento al Lappone. Cerchiamo anche di comprare dei doposci tecnici per Giovanni, ma stranamente il locale negozio di articoli sportivi è meno rifornito di quelli italiani. I nordici sono molto più pratici di noi, che andiamo alla ricerca di costosissimi stivaletti in goretex: loro si infilano un paio di stivaloni di gomma con l'interno di feltro, e via.
La temperatura stanotte è scesa a -30°. Giovanni deve subito preoccuparsi che il vecchio motore della Land e annesse vecchie batterie siano in grado di mettersi in moto. E’ un momento di apprensione, perché siamo, come al solito, in mezzo al nulla. Ci vogliono tre o quattro tentativi a vuoto prima che il motore si metta in moto. Ovviamente tutto è congelato: acqua, gas, accendini, macchina fotografia, latte, dentifricio e.. salviette igieniche. Il sole splende, ma siamo ancora a -16°, perciò ci vogliono un paio d’ore di San Webasto per cominciare a smollare qualcosa. Tutta l’acqua delle bottiglie e del serbatoio rimane comunque un blocco di ghiaccio. Sono le dieci quando riusciamo a muoverci e puntiamo a sud, di nuovo su Sodankyla. Questa volta ci fermiamo in visita turistica ammirando una bella chiesetta di legno e il monumento al Lappone. Cerchiamo anche di comprare dei doposci tecnici per Giovanni, ma stranamente il locale negozio di articoli sportivi è meno rifornito di quelli italiani. I nordici sono molto più pratici di noi, che andiamo alla ricerca di costosissimi stivaletti in goretex: loro si infilano un paio di stivaloni di gomma con l'interno di feltro, e via.
In città c’è una bella pizzeria e ordiniamo una margherita e una quattro stagioni. Al palato sono buone, un po' meno alla digestione.
Di nuovo su strade normali, per fortuna abbastanza innevate, puntiamo a Ovest, verso Kittila. Prima della città adocchiamo un campeggio chiuso, ma con un numero di telefono di riferimento. Hanno disponibili solo delle casette e perciò… dobbiamo piegarci alla civiltà.
Trasportando i bagagli nel bungalow abbiamo una brutta sorpresa, perché scopriamo che due bottiglie di vino, benché chiuse in una borsa all’interno dell’abitacolo, sono scoppiate per il gelo, e ad altre tre è saltato il tappo, spinto fuori dall’aumento di volume del liquido. Un brutto colpo per la nostra cantina. Negli scorsi anni siamo stati a -25° senza troppi problemi, ma adesso sappiamo che le cose cambiano completamente quando la temperatura oltrepassa i -30°.
Di nuovo su strade normali, per fortuna abbastanza innevate, puntiamo a Ovest, verso Kittila. Prima della città adocchiamo un campeggio chiuso, ma con un numero di telefono di riferimento. Hanno disponibili solo delle casette e perciò… dobbiamo piegarci alla civiltà.
Trasportando i bagagli nel bungalow abbiamo una brutta sorpresa, perché scopriamo che due bottiglie di vino, benché chiuse in una borsa all’interno dell’abitacolo, sono scoppiate per il gelo, e ad altre tre è saltato il tappo, spinto fuori dall’aumento di volume del liquido. Un brutto colpo per la nostra cantina. Negli scorsi anni siamo stati a -25° senza troppi problemi, ma adesso sappiamo che le cose cambiano completamente quando la temperatura oltrepassa i -30°.
questo è il latte per la colazione del mattino |
le bottiglie di vino sono scoppiate |
e la Coca è una granita |
Mercoledì 8 Marzo – Kittila – Kangos - km 202
Abbiamo dormito bene nella casetta calda, anzi caldissima, dotata di tutti i confort. Ma fuori alle 8:00 c’è -22°. Siccome la prova del freddo l'abbiamo fatta, adesso desideriamo il tempo nuvoloso e la neve, che dovrebbero alzare le temperature. Partiamo tardi perché in pratica bisognava ricostituire l’allestimento della macchina trasportato nella casetta. Quanto al tempo, veniamo subito accontentati: cielo bigio e nevischio inaugurano la giornata. Arriviamo al confine con la Svezia, nel paese di Muonio. Un po’ di casette e qualche negozio, utile giusto per la spesina quotidiana. Cartelli stradali che indichino il confine tra Finlandia e Svezia non ce ne sono. Entriamo in Svezia sotto un cielo livido: peccato, perché il territorio è molto mosso e potrebbe essere gradevole. Qui nella Lapponia svedese le strade sembrano ancor meno trafficate di quelle finlandesi. In due ore abbiamo incrociato solo due o tre veicoli. E’ quasi buio quando iniziamo la ricerca del luogo di sosta notturna, in prossimità di un villaggio. Sta cominciando a fioccare fitto. E’ buon segno anche per le temperature che dovrebbero alzarsi rispetto ai giorni di cielo terso.
Abbiamo dormito bene nella casetta calda, anzi caldissima, dotata di tutti i confort. Ma fuori alle 8:00 c’è -22°. Siccome la prova del freddo l'abbiamo fatta, adesso desideriamo il tempo nuvoloso e la neve, che dovrebbero alzare le temperature. Partiamo tardi perché in pratica bisognava ricostituire l’allestimento della macchina trasportato nella casetta. Quanto al tempo, veniamo subito accontentati: cielo bigio e nevischio inaugurano la giornata. Arriviamo al confine con la Svezia, nel paese di Muonio. Un po’ di casette e qualche negozio, utile giusto per la spesina quotidiana. Cartelli stradali che indichino il confine tra Finlandia e Svezia non ce ne sono. Entriamo in Svezia sotto un cielo livido: peccato, perché il territorio è molto mosso e potrebbe essere gradevole. Qui nella Lapponia svedese le strade sembrano ancor meno trafficate di quelle finlandesi. In due ore abbiamo incrociato solo due o tre veicoli. E’ quasi buio quando iniziamo la ricerca del luogo di sosta notturna, in prossimità di un villaggio. Sta cominciando a fioccare fitto. E’ buon segno anche per le temperature che dovrebbero alzarsi rispetto ai giorni di cielo terso.
la casetta che ci ha ospitati |
dog slegging è uno sport popolare qui al Nord |
Giovedì 9 Marzo – Kangos –Arrenjarka - km 374
Stanotte è scesa una spanna di neve soffice che ha livellato tutti i segni della sera precedente. Camminarci è molto bello, ma pericoloso, perché non si distinguono più i dislivelli o gli ostacoli sotto i piedi. Questa notte abbiamo dormito molto meglio, senza sentire l’aria gelida che penetra nel naso. Anche la Land è partita al primo colpo. Diciamo che avrà fatto -15°. Durante il giorno il termometro ha segnato mediamente –7°. La strada che percorriamo verso Gallivare è una secondaria, ma abbastanza grande da risultare noiosa. Pochissimi i villaggi attraversati, infinite le foreste di abeti che sfilano al lato del finestrino. A mezzogiorno raggiungiamo Gallivare. Dai depliant turistici sembrerebbe una ridente località turistica, mentre in effetti è un grosso centro di miniere di ferro, il secondo svedese per importanza, preceduto solo da Kiruna. Cittadina ordinata, ma anonima, con una sola strada che si può definire vivace, perché presenta qualche negozio, un paio di banche e altrettanti supermercati. Data l’ora, ci piacerebbe pranzare in un ristorante, ma quelli che individuiamo sono chiusi o fanno orari solo serali. Gli svedesi ci sono sembrati subito molto più burocrati dei finlandesi: in banca hanno chiesto il passaporto per cambiare una somma modesta; il benzinaio ha cercato di non accettare la nostra carta di credito Visa, e comunque tutti i negozianti chiedono anche il documento d'identità, cosa che nel resto d'Europa ormai non succede più.
Il secondo obiettivo del giorno è Jokkmokk, un grosso borgo Sami. Anche per questa seconda meta abbiamo scelto strade secondarie, ma che risultano un po’ troppo grandi e lisce per i nostri gusti. Risultato: un abbiocco tremendo. Dopo esserci fatti un caffè forte ci riprendiamo a tal punto che, appena prima di Jokkmokk, decidiamo di imboccare una lunga deviazione panoramica verso le montagne occidentali svedesi, pur sapendo che dovremo ripercorrere la strada a ritroso. E’ un percorso lungo più di 100 km, ma ne vale la pena, perché la strada s’insinua in una valle spettacolare, tra fiumi, laghi, ora tutti ghiacciati, e belle viste sui monti. Evidentemente questa è una meta turistica molto apprezzata dagli svedesi, perché troviamo un traffico di vetture inaspettato. Molte di esse hanno al seguito carrelli con una o due motoslitte. Se ne vedono una quantità impressionante, segno che questa attività invernale è di gran moda. E’ già quasi buio quando avvistiamo un centro sportivo attrezzato di tutto: albergo, chalet, camping e persino benzinaio. La parte camping è tutta occupata e ci accontentiamo di posteggiare in prossimità dei servizi. Io ne approfitto subito ma sbaglio la porta e mi trovo di fronte ad alcuni omaccioni nudi. Allora prendo la porta delle donne e anche lì trovo un gruppetto di signore ignude che beatamente fanno la sauna. Insomma gli svedesi non possono fare a meno di docce e saune quotidiane.
Venerdì 10 Marzo – Arrenjarka – Moskosel – km 285
Stanotte è scesa una spanna di neve soffice che ha livellato tutti i segni della sera precedente. Camminarci è molto bello, ma pericoloso, perché non si distinguono più i dislivelli o gli ostacoli sotto i piedi. Questa notte abbiamo dormito molto meglio, senza sentire l’aria gelida che penetra nel naso. Anche la Land è partita al primo colpo. Diciamo che avrà fatto -15°. Durante il giorno il termometro ha segnato mediamente –7°. La strada che percorriamo verso Gallivare è una secondaria, ma abbastanza grande da risultare noiosa. Pochissimi i villaggi attraversati, infinite le foreste di abeti che sfilano al lato del finestrino. A mezzogiorno raggiungiamo Gallivare. Dai depliant turistici sembrerebbe una ridente località turistica, mentre in effetti è un grosso centro di miniere di ferro, il secondo svedese per importanza, preceduto solo da Kiruna. Cittadina ordinata, ma anonima, con una sola strada che si può definire vivace, perché presenta qualche negozio, un paio di banche e altrettanti supermercati. Data l’ora, ci piacerebbe pranzare in un ristorante, ma quelli che individuiamo sono chiusi o fanno orari solo serali. Gli svedesi ci sono sembrati subito molto più burocrati dei finlandesi: in banca hanno chiesto il passaporto per cambiare una somma modesta; il benzinaio ha cercato di non accettare la nostra carta di credito Visa, e comunque tutti i negozianti chiedono anche il documento d'identità, cosa che nel resto d'Europa ormai non succede più.
Il secondo obiettivo del giorno è Jokkmokk, un grosso borgo Sami. Anche per questa seconda meta abbiamo scelto strade secondarie, ma che risultano un po’ troppo grandi e lisce per i nostri gusti. Risultato: un abbiocco tremendo. Dopo esserci fatti un caffè forte ci riprendiamo a tal punto che, appena prima di Jokkmokk, decidiamo di imboccare una lunga deviazione panoramica verso le montagne occidentali svedesi, pur sapendo che dovremo ripercorrere la strada a ritroso. E’ un percorso lungo più di 100 km, ma ne vale la pena, perché la strada s’insinua in una valle spettacolare, tra fiumi, laghi, ora tutti ghiacciati, e belle viste sui monti. Evidentemente questa è una meta turistica molto apprezzata dagli svedesi, perché troviamo un traffico di vetture inaspettato. Molte di esse hanno al seguito carrelli con una o due motoslitte. Se ne vedono una quantità impressionante, segno che questa attività invernale è di gran moda. E’ già quasi buio quando avvistiamo un centro sportivo attrezzato di tutto: albergo, chalet, camping e persino benzinaio. La parte camping è tutta occupata e ci accontentiamo di posteggiare in prossimità dei servizi. Io ne approfitto subito ma sbaglio la porta e mi trovo di fronte ad alcuni omaccioni nudi. Allora prendo la porta delle donne e anche lì trovo un gruppetto di signore ignude che beatamente fanno la sauna. Insomma gli svedesi non possono fare a meno di docce e saune quotidiane.
la neve di stanotte ha formato un soffice tappeto |
una bella immagine della Lapponia svedese |
Stanotte ho avuto addirittura caldo. Dunque ho pensato di essere una dura, capace di acclimatarsi velocemente a queste latitudini, invece era perché Giovanni nella notte ha deciso di tenere acceso San Webasto, che ci ha regalato un piacevole tepore. Finora il timore di scaricare le batterie, che sono vitali per l’accensione della Land al mattino, ci ha trattenuto dal tenere in funzione il Webasto di notte. Ma forse varrà la pena di osare un po’ di più. La notte è stata serena, perciò gelida, mentre al mattino il cielo si è coperto. Peccato, perché il bel panorama avrebbe meritato di essere illuminato dal sole. Arriviamo al paesino in fondo alla valle: Kvikkjokk, ma son solo alcune casette e un bar chiuso. Il luogo serve come punto di partenza per le numerose escursioni possibili sui monti circostanti, che sono Parco Nazionale. Rifacciamo i 100 km a ritroso e arriviamo a Jokkmokk. E’ una cittadina ordinata e graziosa con una decisa impronta turistica. Ospita il più bel museo Sami della Svezia. Lo visitiamo ed effettivamente possiamo ammirare una collezione vastissima di foto d’epoca dei Lapponi, di costumi autentici, vasellame, monili e reperti d’ogni tipo. E’ anche ben rappresentata tutta la fauna locale. All’ingresso c’è una piccola esposizione di souvenir, molto utile per prendere cosine da regalare agli amici. Dopo la consueta spesa al market riprendiamo il nostro viaggio in direzione sud. Un unico tentativo di fare piste secondarie innevate termina nel nulla dopo pochi km. Siamo riusciti solo a disturbare le numerose renne che occupano la carreggiata. A pochi km da Jokkmokk tocchiamo il Circolo Polare Artico. C’è una struttura turistica sul luogo, dove vorremmo fermarci per un caffè … svedese, ma la troviamo chiusa. Pazienza, caffè espresso fatto in macchina con la moka. Sosta serale in prossimità di Moskosel, in una grande area di parcheggio TIR, dotata di toilette riscaldata. Ottimo.
Sabato 11 Marzo -Moskosel – Vojmaan – km 298
La notte meno gelida da quando siamo in Scandinavia. Infatti la Land parte al primo colpo. Ci piacciono troppo le strade secondarie dalla carreggiata candida per non tentare qualche deviazione anche oggi. La cosa riesce fino a mezzogiorno, quando troviamo la strada sbarrata da un muro di neve. Proseguiamo su strade più grandi, che presentano ormai segni di scioglimento. Arrivati a Sorsele litighiamo mica male col distributore di carburante automatico, che accetta solo carte di credito, ma le istruzioni sono solo in svedese. Spesina del giorno: deliziose ciambelle, lardo morbidissimo, pollo succulento, mai mangiato così bene, si fa per dire.
Non ci resta che riprendere la E45 verso Storuman. La strada piega a Ovest e rimaniamo letteralmente accecati da un sole abbagliante che si ostina rimanere alto nel cielo. Superiamo Storuman e proseguiamo in direzione di Vilhelmina. Una ventina di km prima, località Vojman, troviamo un buon posto per fare il campo. La sera è limpida, con una bella luna, quasi piena. La luce della luna inargenta il fiume e la neve sulle sponde sembra cosparsa da milioni di brillantini. Davvero una visione magica.
La notte meno gelida da quando siamo in Scandinavia. Infatti la Land parte al primo colpo. Ci piacciono troppo le strade secondarie dalla carreggiata candida per non tentare qualche deviazione anche oggi. La cosa riesce fino a mezzogiorno, quando troviamo la strada sbarrata da un muro di neve. Proseguiamo su strade più grandi, che presentano ormai segni di scioglimento. Arrivati a Sorsele litighiamo mica male col distributore di carburante automatico, che accetta solo carte di credito, ma le istruzioni sono solo in svedese. Spesina del giorno: deliziose ciambelle, lardo morbidissimo, pollo succulento, mai mangiato così bene, si fa per dire.
Non ci resta che riprendere la E45 verso Storuman. La strada piega a Ovest e rimaniamo letteralmente accecati da un sole abbagliante che si ostina rimanere alto nel cielo. Superiamo Storuman e proseguiamo in direzione di Vilhelmina. Una ventina di km prima, località Vojman, troviamo un buon posto per fare il campo. La sera è limpida, con una bella luna, quasi piena. La luce della luna inargenta il fiume e la neve sulle sponde sembra cosparsa da milioni di brillantini. Davvero una visione magica.
le renne sono una costante sulle piste lapponi |
una notte incantevole |
Domenica 12 Marzo – Vojman – Vilhelmina – km 286
Ancora una giornata di bel tempo. La temperatura è di – 4° alle otto del mattino. Giovanni ha avuto un momento di panico perché dopo un primo avviamento il motore si è spento, eppure il termometro non è sceso come nei giorni scorsi. Rimaniamo col dubbio.
Arriviamo a Vilhelmina, borgo molto ben rifornito, dall’aspetto turistico. Da qui parte l’obiettivo di oggi : percorrere la Vildmarksvagen, che significa “strada della landa selvaggia”: un nome incoraggiante per i nostri gusti. Pertanto grossa è la delusione nel vedere una valle punteggiata di casette senza soluzione di continuità. Il traffico è intenso, con una fila ininterrotta di macchine recanti al seguito grossi carrelli che contengono due motoslitte. La passione per la motoslitta è diventata virale in Svezia: se ne vedono ovunque, come se avessero sostituito tutti gli altri sport invernali. A tal punto che i resort invernali sono muniti di pompa di carburante, al posto del noleggio sci. In questa valle che percorriamo l’impatto delle motoslitte è tale che ce ne scandalizziamo. Fiumi e laghi ghiacciati scempiati dalle innumerevoli tracce, fastidiosi rumori di motori, che ci fanno pensare allo stress che subiscono le povere bestie selvatiche. Ma gli svedesi hanno perso il loro senso ecologista?
La combinazione di traffico intenso e sole caldo ha sciolto tutta la neve dalla strada, che adesso è coperta da un pantano viscido. La situazione rimane immutata per oltre 120 km, quando ci dobbiamo fermare al cartello che indica che il proseguimento verso l’altopiano è chiuso fino al 6 giugno. Dunque ritorniamo a Vilhelmina, con la sensazione che una giornata come questa, bella paesaggisticamente, ma resa sgradevole dall’impatto umano e dal disgelo, possa ripetersi nel proseguimento del viaggio. A poca distanza da Vilhelmina c'è un campeggio ma è inagibile perché sommerso nella neve. I gestori, che vivono lì, ci accolgono ugualmente, mettendoci a disposizione gratuita uno dei loro bungalow per poter usufruire dei servizi igienici.
Ancora una giornata di bel tempo. La temperatura è di – 4° alle otto del mattino. Giovanni ha avuto un momento di panico perché dopo un primo avviamento il motore si è spento, eppure il termometro non è sceso come nei giorni scorsi. Rimaniamo col dubbio.
Arriviamo a Vilhelmina, borgo molto ben rifornito, dall’aspetto turistico. Da qui parte l’obiettivo di oggi : percorrere la Vildmarksvagen, che significa “strada della landa selvaggia”: un nome incoraggiante per i nostri gusti. Pertanto grossa è la delusione nel vedere una valle punteggiata di casette senza soluzione di continuità. Il traffico è intenso, con una fila ininterrotta di macchine recanti al seguito grossi carrelli che contengono due motoslitte. La passione per la motoslitta è diventata virale in Svezia: se ne vedono ovunque, come se avessero sostituito tutti gli altri sport invernali. A tal punto che i resort invernali sono muniti di pompa di carburante, al posto del noleggio sci. In questa valle che percorriamo l’impatto delle motoslitte è tale che ce ne scandalizziamo. Fiumi e laghi ghiacciati scempiati dalle innumerevoli tracce, fastidiosi rumori di motori, che ci fanno pensare allo stress che subiscono le povere bestie selvatiche. Ma gli svedesi hanno perso il loro senso ecologista?
La combinazione di traffico intenso e sole caldo ha sciolto tutta la neve dalla strada, che adesso è coperta da un pantano viscido. La situazione rimane immutata per oltre 120 km, quando ci dobbiamo fermare al cartello che indica che il proseguimento verso l’altopiano è chiuso fino al 6 giugno. Dunque ritorniamo a Vilhelmina, con la sensazione che una giornata come questa, bella paesaggisticamente, ma resa sgradevole dall’impatto umano e dal disgelo, possa ripetersi nel proseguimento del viaggio. A poca distanza da Vilhelmina c'è un campeggio ma è inagibile perché sommerso nella neve. I gestori, che vivono lì, ci accolgono ugualmente, mettendoci a disposizione gratuita uno dei loro bungalow per poter usufruire dei servizi igienici.
Cena con spaghetti all'arrabbiata e squisito salmone svedese. La mia batteria da cucina comprende solo un bollilatte, una padella e una...pentola a pressione. In quest'ultima faccio cuocere i primi, riso o pasta, e questo non per abbreviare i tempi, ma solo perché la cottura in pentola a pressione presenta due vantaggi: necessita di pochissima acqua ed emette solo un minimo di vapore, evitando quindi la condensa in macchina e il conseguente ghiacciamento.
Lunedì 13 Marzo – Vilhelmina – Ostersund – km 360
Non ci resta che sperare in una bella nevicata per concludere in bellezza il viaggio. Stamattina il cielo è coperto e grigio, ma immobile. Constatiamo con dispiacere che il manto nevoso si sta sciogliendo dappertutto, soprattutto sulle strade, rendendo la guida oltremodo pericolosa nonostante i chiodi. Le carreggiate infatti sono un alternarsi di chiazze nevose, pozzanghere e tratti di asfalto nudo. I cordoli di neve che fiancheggiano le strade sono diventati tutti grigi per la fanghiglia sporca. Insomma il disgelo è un periodo di vera totale bruttura, per non parlare del pericolo di cadute per chi si avventura a piedi, perché il velo d’acqua che si forma sopra la neve in scioglimento è come una saponetta sotto le scarpe. Oggi sotto questo cielo bigio siamo passati per Dorotea: il nome è attraente ma la cittadina molto meno, con caseggiati grandi e qualche industria. Poi abbiamo toccato Stromsund, dove per la prima volta in tutto il viaggio abbiamo visto la presenza di immigrati: donne velate e giovani subsahariani agli ingressi dei supermercati. Nel pomeriggio, attraverso strade secondarie raggiungiamo la città di Ostersund e subito andiamo a verificare se, nonostante il disgelo, sono ancora agibili le due strade di ghiaccio che attraversano il lago; ebbene, lo sono, anche se secondo noi sono vicinissime allo scioglimento. Ci sono infatti grosse pozze d'acqua e la superficie del ghiaccio è diventata poltiglia. Non vediamo cartelli di divieto, perciò ci decidiamo ad attraversare il lago, pur con una certa apprensione, perché stiamo pur sempre viaggiando sopra mortali metri d’acqua! Sull’altra sponda cerchiamo un luogo adatto al campo serale, ma niente da fare; perciò riattraversiamo il lago, perché noi siamo dei temerari. Il campeggio vicino a Ostersund è chiuso e innevato, ma una casetta con tutti i confort, illuminata e riscaldata, è lì a disposizione di tutti, gratuitamente: ammirevole accoglienza svedese.
Non ci resta che sperare in una bella nevicata per concludere in bellezza il viaggio. Stamattina il cielo è coperto e grigio, ma immobile. Constatiamo con dispiacere che il manto nevoso si sta sciogliendo dappertutto, soprattutto sulle strade, rendendo la guida oltremodo pericolosa nonostante i chiodi. Le carreggiate infatti sono un alternarsi di chiazze nevose, pozzanghere e tratti di asfalto nudo. I cordoli di neve che fiancheggiano le strade sono diventati tutti grigi per la fanghiglia sporca. Insomma il disgelo è un periodo di vera totale bruttura, per non parlare del pericolo di cadute per chi si avventura a piedi, perché il velo d’acqua che si forma sopra la neve in scioglimento è come una saponetta sotto le scarpe. Oggi sotto questo cielo bigio siamo passati per Dorotea: il nome è attraente ma la cittadina molto meno, con caseggiati grandi e qualche industria. Poi abbiamo toccato Stromsund, dove per la prima volta in tutto il viaggio abbiamo visto la presenza di immigrati: donne velate e giovani subsahariani agli ingressi dei supermercati. Nel pomeriggio, attraverso strade secondarie raggiungiamo la città di Ostersund e subito andiamo a verificare se, nonostante il disgelo, sono ancora agibili le due strade di ghiaccio che attraversano il lago; ebbene, lo sono, anche se secondo noi sono vicinissime allo scioglimento. Ci sono infatti grosse pozze d'acqua e la superficie del ghiaccio è diventata poltiglia. Non vediamo cartelli di divieto, perciò ci decidiamo ad attraversare il lago, pur con una certa apprensione, perché stiamo pur sempre viaggiando sopra mortali metri d’acqua! Sull’altra sponda cerchiamo un luogo adatto al campo serale, ma niente da fare; perciò riattraversiamo il lago, perché noi siamo dei temerari. Il campeggio vicino a Ostersund è chiuso e innevato, ma una casetta con tutti i confort, illuminata e riscaldata, è lì a disposizione di tutti, gratuitamente: ammirevole accoglienza svedese.
nonostante il cartello noi attraversiamo il lago con la macchina |
la casetta a disposizione gratuita |
Martedì 14 Marzo – Ostersund – Hede – km 302
Stamattina addirittura piove. Ci sono infatti +2 gradi. Percorriamo una strada fraccica verso sud e ci consoliamo con una sosta in uno dei rari caffè aperti lungo il percorso. A servirci un giovane turco, che subito ci intrattiene, in buon inglese, sulla sua vita e sul villaggio da cui proviene. Dobbiamo alzarci e andare verso la porta per farlo smettere. Che differenza con gli svedesi.
Oggi non abbiamo speranze di trovare strade innevate, ma ci avviamo lo stesso verso il percorso ad anello che parte da Asarna verso Funsdalen, descritto come panoramico. E abbiamo fatto bene, perché troviamo ancora strade bianche, lunghi tratti selvaggi, e alla fine un enorme altipiano senza vegetazione, spazzato dal vento che solleva la neve creando un’atmosfera ovattata e magica. Un bellissimo percorso, anche se la magia finisce a Funsdalen, centro turistico affollato di gente, di macchine e soprattutto di motoslitte. Il nostro viaggio nella neve finisce qui. Adesso ci avviamo sulle grandi strade per far ritorno a casa. La nostra sosta notturna è a Hede, sulle rive di un lago ancora ghiacciato.
Stamattina addirittura piove. Ci sono infatti +2 gradi. Percorriamo una strada fraccica verso sud e ci consoliamo con una sosta in uno dei rari caffè aperti lungo il percorso. A servirci un giovane turco, che subito ci intrattiene, in buon inglese, sulla sua vita e sul villaggio da cui proviene. Dobbiamo alzarci e andare verso la porta per farlo smettere. Che differenza con gli svedesi.
Oggi non abbiamo speranze di trovare strade innevate, ma ci avviamo lo stesso verso il percorso ad anello che parte da Asarna verso Funsdalen, descritto come panoramico. E abbiamo fatto bene, perché troviamo ancora strade bianche, lunghi tratti selvaggi, e alla fine un enorme altipiano senza vegetazione, spazzato dal vento che solleva la neve creando un’atmosfera ovattata e magica. Un bellissimo percorso, anche se la magia finisce a Funsdalen, centro turistico affollato di gente, di macchine e soprattutto di motoslitte. Il nostro viaggio nella neve finisce qui. Adesso ci avviamo sulle grandi strade per far ritorno a casa. La nostra sosta notturna è a Hede, sulle rive di un lago ancora ghiacciato.
la Valle dell'Orso |
verso l'altopiano |
Mercoledì 15 Marzo – Hede – Sunne – km 405
La macchina stamattina fatica moltissimo a partire, perché il difetto che si presenta da un paio di giorni è adesso peggiorato di molto. Giovanni ha sognato stanotte tubicini rotti e perciò stamattina va ad ispezionare il motore proprio in corrispondenza dei vari tubi e scopre una rottura nel cavo che unisce due iniettori: Giovanni sensitivo? Urge trovare un meccanico, cosa che riesce facilmente grazie al navigatore che oggi non è dispettoso. Il meccanico è un tipo sveglio e bene attrezzato; in un quarto d’ora siamo pronti a ripartire con nuovi tubi che collegano gli iniettori. La ragione del guasto va imputata alle temperature estreme dei giorni precedenti: la speciale gomma inguainata di cui sono costituiti i tubi si è indurita con gelo e ha cominciato a fessurarsi, fino a rompersi del tutto.
Sosta a mezzogiorno a Mora, la bella città posta sulla statale che conduce a nord verso la Norvegia. Qui ci sono tutti i servizi, negozi e supermarket disposti lungo una via pedonale. Mangiamo ancora una volta in una pizzeria. Mi ricordo che nei tempi andati di ristoranti in Svezia ce n'erano pochissimi, ma almeno presentavano piatti locali ben cucinati, anche se non sempre di nostro gusto. Adesso è tutto un proliferare di insegne "pizza-kebab-hamburger". La pizza che mangiamo oggi è rovinata da un formaggio danese acido e salato. Alle mie rimostranze il pizzaiolo afferma che è così che la gradiscono i locali. Aggiunge che se avesse saputo che eravamo italiani avrebbe messo la mozzarella. Il pizzaiolo naturalmente non è italiano, ma turco.
Oggi dobbiamo reintegrare la nostra cantina, decimata dal gelo. Comprare alcoolici in Svezia è tutt'ora un'impresa complicata, perché vengono venduti solo in negozi specializzati. Due bottiglie di vino bianco,... con tappo metallico a vite... vengono a costarci una trentina di euro. Sempre meno care che in Islanda.
Nulla da dire nel resto della giornata, perché percorriamo la nazionale, dall’asfalto già pulito, attraversando territori e paesaggi che conosciamo a memoria. A poca distanza dalla città industriale di Sunne troviamo un campeggio enorme, affacciato su un laghetto. Evidentemente questo è il “mare” che tutta la cittadina usa d’estate, considerati i molteplici servizi offerti dal campeggio. Comodi spazi per fare toeletta, finalmente.
Sosta a mezzogiorno a Mora, la bella città posta sulla statale che conduce a nord verso la Norvegia. Qui ci sono tutti i servizi, negozi e supermarket disposti lungo una via pedonale. Mangiamo ancora una volta in una pizzeria. Mi ricordo che nei tempi andati di ristoranti in Svezia ce n'erano pochissimi, ma almeno presentavano piatti locali ben cucinati, anche se non sempre di nostro gusto. Adesso è tutto un proliferare di insegne "pizza-kebab-hamburger". La pizza che mangiamo oggi è rovinata da un formaggio danese acido e salato. Alle mie rimostranze il pizzaiolo afferma che è così che la gradiscono i locali. Aggiunge che se avesse saputo che eravamo italiani avrebbe messo la mozzarella. Il pizzaiolo naturalmente non è italiano, ma turco.
Oggi dobbiamo reintegrare la nostra cantina, decimata dal gelo. Comprare alcoolici in Svezia è tutt'ora un'impresa complicata, perché vengono venduti solo in negozi specializzati. Due bottiglie di vino bianco,... con tappo metallico a vite... vengono a costarci una trentina di euro. Sempre meno care che in Islanda.
Nulla da dire nel resto della giornata, perché percorriamo la nazionale, dall’asfalto già pulito, attraversando territori e paesaggi che conosciamo a memoria. A poca distanza dalla città industriale di Sunne troviamo un campeggio enorme, affacciato su un laghetto. Evidentemente questo è il “mare” che tutta la cittadina usa d’estate, considerati i molteplici servizi offerti dal campeggio. Comodi spazi per fare toeletta, finalmente.
ma c'è solo pizza e kebab in Svezia? |
scultura all'ingresso di un supermercato |
Giovedì 16 Marzo – Sunne –Copenhagen – km 618
Stamattina per la prima volta incontriamo la polizia svedese che attua un di posto di blocco: prova dell’alcool a tutti gli automobilisti. Giovanni risulta positivo al caffè.
Oggi percorriamo tutta la parte sud-occidentale della Svezia. Queste regioni sono enormemente differenti dall’estremo nord. Molte industrie, molta agricoltura, molti immigrati, tutti al lavoro come pizzaioli, baristi, cassieri di supermercato. Nei market c’è poco di svedese: tutti prodotti internazionali, compresi pasta e sughi italiani. Anche in questa parte della Svezia numerosissimi sono i campeggi, praticamente su ogni lago, benché facciano solo la stagione estiva. Qui anche le case sono diverse rispetto al nord, più strutturate e con tetto a doppia inclinazione. Le fattorie sorgono isolate, sempre circondate da una cortina di alberi, come in Danimarca, a sottolineare l’origine comune dei due popoli. A sera arriviamo al lunghissimo ponte sull’Oresund. Passarlo è semplicissimo, infili la Visa al casello e via: una ventina di km tra ponti e tunnel e sei già in Danimarca. Ci fermiamo alla prima area di sosta danese, nei sobborghi di Copenhagen.
Stamattina per la prima volta incontriamo la polizia svedese che attua un di posto di blocco: prova dell’alcool a tutti gli automobilisti. Giovanni risulta positivo al caffè.
Oggi percorriamo tutta la parte sud-occidentale della Svezia. Queste regioni sono enormemente differenti dall’estremo nord. Molte industrie, molta agricoltura, molti immigrati, tutti al lavoro come pizzaioli, baristi, cassieri di supermercato. Nei market c’è poco di svedese: tutti prodotti internazionali, compresi pasta e sughi italiani. Anche in questa parte della Svezia numerosissimi sono i campeggi, praticamente su ogni lago, benché facciano solo la stagione estiva. Qui anche le case sono diverse rispetto al nord, più strutturate e con tetto a doppia inclinazione. Le fattorie sorgono isolate, sempre circondate da una cortina di alberi, come in Danimarca, a sottolineare l’origine comune dei due popoli. A sera arriviamo al lunghissimo ponte sull’Oresund. Passarlo è semplicissimo, infili la Visa al casello e via: una ventina di km tra ponti e tunnel e sei già in Danimarca. Ci fermiamo alla prima area di sosta danese, nei sobborghi di Copenhagen.
Venerdì 17 Marzo /Domenica 19 Marzo – Copenhagen-Milano – km 2.660
Attraversiamo la bella campagna danese fino a Rodbyhavn, punto d’imbarco del traghetto che ci porterà a Puttgarden in Germania. Anche qui procedura semplice: ci si presenta al casello, si paga e ci si mette in fila. I traghetti ci sono ogni mezz’ora. Divertente questa traversata di quarantacinque minuti: dato il poco tempo a disposizione, tutti i passeggeri si avventano sui due ristoranti self-service e nel grande shop. E così facciamo anche noi.
Il resto del viaggio fino a casa è senza storia, lungo le congestionate autostrade tedesche e attraverso la Svizzera.
Attraversiamo la bella campagna danese fino a Rodbyhavn, punto d’imbarco del traghetto che ci porterà a Puttgarden in Germania. Anche qui procedura semplice: ci si presenta al casello, si paga e ci si mette in fila. I traghetti ci sono ogni mezz’ora. Divertente questa traversata di quarantacinque minuti: dato il poco tempo a disposizione, tutti i passeggeri si avventano sui due ristoranti self-service e nel grande shop. E così facciamo anche noi.
Il resto del viaggio fino a casa è senza storia, lungo le congestionate autostrade tedesche e attraverso la Svizzera.
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