20 dic 2021

LA GROENLANDIA ORIENTALE, agli inizi degli anni '90

 Siamo partiti da Reykjavik con un piccolo aereo ad elica diretto all'isola di Kulusuk. Il volo è breve e dopo un'oretta avvistiamo un dedalo inestricabile di acqua, montagne e ghiaccio: è la costa Orientale della Groenlandia. 

Atterriamo su una pista di sabbia scura e lì ad attenderci c'è un elicottero che ci trasporterà dall'altra parte della baia. L'elicottero sale a candela per superare una cresta di rocce nere, dopo la quale si apre alla nostra vista un ampio fiordo punteggiato di piccoli icebergs. Il paesaggio è tutto grigio-azzurro, ma avvicinandoci alla terraferma spicca una macchia di colori vivaci: è Ammassalik, un grumo di casette di legno costruite su palafitte, con una sola strada asfaltata lunga non più di un km.

in elicottero da Kulusuk a Ammassalik

belle vedute del villaggio di Ammassalik



Vediamo un paio di pick-up che fanno avanti e indietro. Ci sono poche persone fuori dalle case, ma in compenso avvistiamo moltissimi cani da slitta, alcuni liberi ma per la maggior parte legati con lunghe catene ad un palo di legno: corrono in tondo, creando un solco circolare nel terreno. Siamo alla fine di agosto, la nuova neve non è ancora arrivata e le slitte non possono essere usate.
uno dei pochi cani liberi che abbiamo visto

Ammassalik (ora chiamato Tasiilaq) è il capoluogo amministrativo dell'Est e conta circa un migliaio di abitanti. Le case del villaggio sono ben tenute e quasi tutte dipinte di rosso scuro. Purtroppo intorno ad esse notiamo parecchi rifiuti abbandonati: cartoni, lattine, qualche rottame. Questo non succedeva certo nel secolo scorso, quando i rifiuti degli inuit erano unicamente ossa e pelli, perciò velocemente degradabili.

abbandoni

un'abitante del villaggio e i suoi cani
 
pelli di foca, un tempo fonte primaria di cibo e vestiario per gli Inuit
Ad Ammassalik c’è un albergo per turisti, nel quale ci rechiamo. Nuovo, confortevole, con le camere rivestite in legno chiaro. Accendiamo la televisione che trasmette telenovelas brasiliane e giochi a quiz americani, mentre fuori dalla finestra i cani da slitta non cessano di ululare, sognando di correre sulle distese innevate. Provo una sensazione di straniamento, come non sapessi più dove sono. Adesso mi è più facile comprendere lo shock culturale che questa gente ha dovuto subire, catapultata nell’arco di una generazione da un millenario stile di vita alla “civiltà” occidentale. 

La gente del villaggio è quasi tutta inattiva, poiché le occupazioni tradizionali di caccia e pesca sono ora in gran parte proibite: agli inuit non resta che sopravvivere con i sussidi danesi, che vengono spesso investiti in casse di birra da consumare direttamente fuori dal supermercato.  Lo sradicamento culturale ha prodotto il più elevato tasso di alcoolismo e di suicidi al mondo, purtroppo.

un anziano del villaggio, felice di pescare

il porto di Ammassalik

 Fortunate sono le poche persone impiegate nelle attività di turismo, che possono illustrare ai rari visitatori le loro abilità nella pesca e nell’uso dei kajak e, anche, nell’uso di moderni motoscafi. Ne ingaggiamo uno (intendo un giovane del luogo che possiede un motoscafo) perché ci porti ad esplorare il fiordo di Ikateq.

si parte per l'escursione al fiordo di Ikateq

E’ un’escursione di mezza giornata in un’insenatura tra due file di montagne scure e minacciose.  In questo luogo così remoto avvistiamo i resti di una base militare statunitense: durante la seconda guerra mondiale la Groenlandia Orientale è stata scelta dagli americani come base intermedia tra gli Usa e l’Europa. Come sempre succede, alla fine delle ostilità gli americani sono tornati a casa lasciando sul campo un’enorme quantità di equipaggiamenti: camminiamo tra carcasse di camion arrugginiti, armamenti, bidoni e masserizie varie.



Raggiungiamo in motoscafo il fondo del fiordo, dove un immenso ghiacciaio produce grandi quantità di icebergs dalle forme più strane.






La parte più emozionante dell'escursione del fiordo è avvenuta sulla via del ritorno, quando un rumoroso soffio ci ha fatto voltare la testa: un grosso cetaceo stava sfiorando il fianco del motoscafo.  Avrei potuto toccarlo con la mano !



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