Una nuova avventura del Gruppo Sextant.
Questa volta siamo sette incalliti viaggiatori su quattro fuoristrada
Defender.
Abbiamo seguito la sezione Bulgara del "TET: Trans-Euro-Trail", percorrendo il
crinale dei Balcani, dal confine con la Serbia fino al Capo Emine, sul Mar
Nero.
Al ritorno abbiamo affrontato le catene montuose dei Rodopi e del
Pirin.
Ma non ci siamo fatti mancare la Valle delle Rose, la Terra dei Traci e le
principali città.
L'ITINERARIO
Il percorso in Bulgaria è stato di circa 2.200 km, dei quali ben 900 km si
sono sviluppati lungo i sentieri escursionistici del Trans-Euro-Trail.
Sommando il tragitto di andata e ritorno da Milano, il viaggio è stato di
5.500 km.
PARTECIPANTI E MEZZI
Giovanni ed Erina Dondi - Land Rover Defender
110/HT
Jürg e Michela Berchtold, col cane Aiko - Land Rover Defender 110/TD5
Beppo Bonfanti e Mauro Camisasca - Land Rover
Defender 90/TD5
Danilo Tapiletti - Land Rover Defender 110/TD4
Si è aggiunto in corso di viaggio
Gabriele Perègo, con la barboncina Jippy - Nissan Pathfinder
IL DIARIO DI VIAGGIO DI ERINA
Domenica 16 giugno
Siamo partiti sabato mattina 15 giugno e dopo aver attraversato Slovenia,
Croazia e Serbia, a sera del 16 giugno giungiamo alla frontiera bulgara di
Bregovo. Non c'è nessun turista e nessuna macchina in transito:
per i doganieri rappresentiamo un diversivo alla noia di presidiare un confine
così periferico, per cui ci intrattengono un pò, curiosando
intorno alle macchine, prima di lasciarci entrare. Quest'angolo
nord-ovest della Bulgaria si presenta assai dimesso, con molte case fatiscenti
o abbandonate. Ci intristisce vedere molti cani randagi, alcuni dei
quali in pessime condizioni. Attraversato il villaggio di Bregovo puntiamo
dritti verso il Danubio, sulle cui sponde programmiamo di pernottare.
Ma si è fatto buio e non riusciamo ad individuare una traccia che ci porti
alla spiaggia, perciò ci accontentiamo di fare campo in una radura. Una bella
cena in compagnia ci ristora della fatica del viaggio. Lo "chef" del nostro
gruppo è Beppo, che non ci farà mancare spaghettate e risotti serali.
Lunedì 17 giugno
La luce del mattino ci regala una splendida vista sul Danubio, che in
questo punto si presenta larghissimo e con belle sponde verdeggianti. Vediamo
passare una grande chiatta ed un battello da crociera.
Ci sono le solite necessità da espletare: banca, carburante e rifornimento di
cibo, per cui ci dirigiamo nella città più vicina, Vidin*.
Da Vidin puntiamo ad ovest per imboccare il "motivo conduttore" del nostro
viaggio: seguire la sezione bulgara del Trans-Euro-Trail (TET), un avventuroso
percorso motociclistico che si sviluppa principalmente al di fuori delle
strade asfaltate, seguendo piste spesso abbandonate da anni.
Ed infatti già dai primi chilometri dobbiamo aprirci un varco in
un sentiero praticamente fagocitato dalla vegetazione. Il primo lieve dannno
lo subisce Danilo, a cui un grosso ramo ha svergolato il portapacchi.
Facciamo sosta nel piazzale di partenza per le escursioni alla
grotta Magura*, dopodichè, sempre su sentieri secondari, raggiungiamo
Belogradchik*. Qui ci aspetta un'attrazione spettacolare: l'antica
fortezza incastonata tra enormi roccioni torreggianti. E' un luogo del tutto
inusuale, che ci incanta anche per la meravigliosa vista che si gode dall'alto
delle mura. Piccola nota di colore: facendo un gran casino, come è tipico di
noi italiani, riusciamo ad avere un prezzo forfettario scontato per l'ingresso
alla visita.
Stasera facciamo campo su un comodo spiazzo, appena sopra Belogradchik.
Grande grigliata e a seguire un enorme falò.
*Vidin. E' una cittadina di 35.000 abitanti, affacciata sulla riva
destra del Danubio. Vanta una storia antica, risalente al III secolo
A.C. Notevole la sua fortezza medioevale, costruita sui resti di un
presidio dell'Impero Romano.
*Grotta Magura. Una grande cavità che si estende per due
chilometri, con molte sale. Fu abitata in epoca preistorica, come
testimoniano i graffiti e i disegni rinvenuti sulle pareti.
*Belogradchik. Questa località è candidata a
Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Si tratta di un’area di formazioni
rocciose spettacolari che il tempo ha modellato nelle fogge più strane,
alle quali i bulgari hanno dato nomi di animali e di persone. Al centro di
alcune piramidi di roccia rossastra sorge una grande fortezza, le cui
origini risalgono all’Impero Romano, usata successivamente dai Bulgari e
dai Turchi.
e dopo la grigliata, un bel falò |
Martedì 18 giugno
I nostri compagni di viaggio sono tutti iperattivi e alle cinque del mattino
già li sentiamo circolare intorno alle Land Rover.
La giornata di oggi è stata molto impegnativa sotto l'aspetto
fuoristradistico: basta dire che in sette ore di marcia effettiva abbiamo
percorso solo 54 km, di cui 20 su strada secondaria e 34 su
mulattiera.
Il tracciato segue da vicino il confine con la Serbia e tocca minuscoli
villaggi come Repliana e Gorni Lom*.
Il nostro procedere è stato spesso ostacolato da alberi caduti, costringendoci
ad usare la motosega. Il fondo della mulattiera era costituito da rocce,
massi, tratti fangosi e solchi profondi. La marcia più usata è stata la prima
ridotta con blocco differenziale inserito. La fitta vegetazione ha procurato
qualche danno agli allestimenti esterni delle macchine.
Una volta superati i 1400 metri di quota, la foresta ha lasciato spazio a
grandi pascoli d'alta quota che emanavano profumi di erbe alpine.
La situazione era troppo invitante per non decidere di fare sosta
anticipata e piantare qui il campo serale.
*Gorni Lom. Questo villaggio è tristemente famoso in
Bulgaria perchè, proprio dieci anni fa, nella locale fabbrica di munizioni
ci fu una devastante esplosione che causò la morte di 15 persone. Per i
turisti che non conoscono la tragedia, Gorni Lom è solo il punto di partenza
per il trekking verso il monte Midzhur, la cui vetta è situata sul confine
tra Serbia e Bulgaria.
...il prato profumato |
un gigantesco "cavolo" fiorito |
per cominciare: birra bulgara e patatine |
Mercoledì 19 giugno
Mattinata tra altopiani erbosi prima di approdare alla cittadina di
Chiprovtsi*, dove sostiamo per rinfrescarci ad una fontana e per
assistere alla tessitura dei tappeti, eseguita ancora a mano dalle donne del
paese.
Un po' di asfalto ci permette di arrivare velocemente alla moderna città di
Montana, affacciata sul un bel lago balneare e, successivamente, a
Berkovitsa*, che è la base di partenza per il fuoristrada più
impegnativo della giornata, se non dell'intero viaggio.
L'obiettivo è il Monte Kom, la vetta più alta dei Balcani bulgari, a
quota 2.016 metri.
La mulattiera è tagliata sul fianco della montagna e solo il fitto bosco ci
protegge, almeno apparentemente, dal baratro sottostante. Il fondo è
sconnesso, con brevi tratti fangosi. Alcuni profondi solchi provocati
dall'acqua ci invitano alla massima prudenza per evitare di incagliarci.
Quando arriviamo in quota, il panorama si apre sulle cime dei monti
circostanti, ricoperte da pascoli di alta quota.
Improvvisamente negli specchietti retrovisori vediamo un Defender della
Guardia di Frontiera che ci segnala di fermarci. La zona è al confine della
Serbia ed è parco nazionale. Dopo aver controllato i documenti i poliziotti ci
indicano la cima del Monte Kom, avvertendoci che procedere oltre sarebbe
estremamente pericoloso.
Da lontano notiamo la traccia che s'inerpica sulla vetta....e già ci coglie un
brivido.
Decidiamo comunque di provare, ma per approssimarci alla cima dobbiamo
percorrere un lungo tratto caratterizzato da pendenze laterali al limite
del ribaltamento. Sarebbe sufficiente un colpo contro un sasso per farci
rotolare dalla scarpata. Una ricognizione a piedi ci convince definitivamente
che azzardare l'ultimo tratto di salita potrebbe essere catastrofico per i
nostri mezzi da viaggio, perché gravati da un notevole peso sul portapacchi,
che sposta verso l'alto il baricentro dei veicoli.
La conquista della vetta dunque si farà a piedi, ma dai nostri compagni
(troppo dura per noi due vecchietti). Sulla cima gli amici incontrano un
addetto del soccorso alpino, che ribadisce di non azzardare la salita con le
nostre macchine.
Facciamo sosta ai piedi del Kom, su un bel prato in posizione panoramica che
ci ripaga parzialmente della delusione. La vista spazia sui monti, sino
all'orizzonte, e quello che ci colpisce è la totale assenza di segno umano.
Valli intere senza neanche una casa, un manufatto, una strada. Inconcepibile
per noi italiani.
Stasera ci siamo accampati a 1750 metri e mai ci saremmo immaginati di essere
tormentati dagli insetti. Invece una nuvola di moschini pungitori, quasi
invisibili, riesce a crivellare gambe e braccia di tutti quanti noi, che ne
porteremo i segni per molti giorni successivi.
*Chiprovtsi. E' una cittadina famosa per i suoi tappeti di tipo
kilim, che vengono tessuti a mano su telai verticali. I disegni sono quasi
sempre geometrici e multicolori. Questi capolavori di artigianato sono
visibili nel locale Museo storico. Il paese ha una storia millenaria,
poichè l'area circostante è ricca di minerali. In epoca imperiale romana
questa era la zona aurifera più importante dei Balcani.
*Berkovitsa. E' una città di circa 10.000 abitanti situata non
lontano dal confine serbo. Qui ha vissuto per un breve periodo uno dei più
celebrati intellettuali bulgari: Ivan Vazov, poeta, romanziere e
protagonista del Risorgimento Bulgaro alla fine dell'800. E' visitabile la
casa-museo in cui si stabilì. Berkovitsa è il punto di partenza per il
trekking al Monte Kom, la vetta più alta dei Balcani Bulgari (in lingua
locale "Stara Planina").
è facile trovare fontane in tutta la Bulgaria |
Chiprovtsi, cittadina dei tappeti |
Dopo aver percorso a ritroso tutta la mulattiera fino a Berkovitsa, ritroviamo
l'asfalto e risaliamo il fianco sud del Monte Kom fino al passo di Petrohan
(1.409 metri), dove sostiamo per pranzo. E' il primo ristorante bulgaro che
proviamo e scegliere dal menù è un azzardo: qualcuno indovina la pietanza di
suo gradimento, qualcunaltro no. Io e Giovanni, per andare sul sicuro, abbiamo
optato per due freschissime trote ai ferri. L'unica cosa su cui tutti
concordiamo è la bontà del pane, caldo e fragrante.
Dal passo riprendiamo la traccia del nostro percorso TET. La pista è sempre
impegnativa: grandi massi, rocce sporgenti, solchi profondi ci costringono a
mantenere una velocità forse inferiore ai tre km orari. Ritroviamo la
civiltà nei pressi delle Rocce di Lakatnik, una spettacolare parete
calcarea alta 250 metri. Questo è il primo e unico punto in cui abbiamo visto
dei turisti. Proseguiamo lungo la rinomata "Gola dell'Iskar", che
impressionante non lo è affatto. Stasera scegliamo un campeggio per la sosta
serale. Era necessario riprendersi dalla fatica di due giorni di incessanti
scuotimenti. Il campeggio in realtà è un bellissimo resort con bungalows,
piscina e addirittura laghetto con i cigni. Il guardiano del campeggio è un
tipo socievole, al quale chiediamo di procurarci della vodka bulgara. Lui
ritorna poco dopo e ci regala una bottiglia di vodka artigianale, distillata
dai suoi genitori. Questo è stato uno dei pochi incontri amichevoli che
abbiamo avuto coi bulgari, che finora ci sono apparsi piuttosto freddi.
il "ristorante" al Passo di Petrohan |
un bel punto panoramico a 1.738 metri |
l'area di campeggio dell'Oasis Resort di Zverino |
Venerdì 21 giugno
80 km di asfalto ci portano velocemente oltre Botevgrad. In corrispondenza del
sottopasso dell'autostrada A2 ci immettiamo su una larga pista con vecchi
rimasugli di asfalto, illudendoci che il percorso sarebbe continuato liscio e
invece ci ritroviamo su un sentiero tortuoso e scassato. Per percorrere i
successivi 24 km ci abbiamo impiegato 5 ore. L'avanzare dei nostri ingombranti
mezzi è talmente lento che ad un certo punto ci vediamo facilmente superati da
una coppia di turisti a piedi. C'è infatti da precisare che questa parte
del TET si sovrappone esattamente al sentiero di trekking denominato
Kom-Emine*. Seguendo alcuni cartelli indicatori raggiungiamo un
punto di pernottamento per camminatori: è il rifugio Chavdar e lì ci prendiamo
una pausa-caffè. Della sosta approfitta Giovanni, al quale basta una breve
esplorazione del sottobosco per trovare alcuni bei porcini: stasera risotto ai
funghi!
Superati i 1.400 metri di altitudine la foresta finisce e lo sguardo spazia su
panorami spettacolari. Notiamo un manufatto alla nostra destra: si
tratta di un monumento che riguarda la guerra di liberazione dagli ottomani.
L'iscrizione recita così:
" Qui il 28 e 29 Dicembre 1877
una colonna di truppe russe, al comando del Generale Dandevil,
attraversò i Balcani da Etropole a Bunovo
e 700 bulgari si unirono alla marcia.
841 soldati e 18 ufficiali morirono per la nostra libertà
nella tempesta di neve "
Guardando la statua del generale, salta agli occhi di tutti la somiglianza con
Giovanni. Sono proprio uguali!
Stasera facciamo campo su un bel crinale, a 1.700 metri. In lontananza vediamo
uno squarcio nel fianco della montagna, un vero girone dantesco: è la
miniera di Elatsite*.
*Kom-Emine è un percorso di escursionismo pedestre che si snoda
lungo tutto il crinale della Stara Planina (i Balcani bulgari). Parte dal
Picco Kom, al confine con la Serbia, e continua per circa 650 km fino a Capo
Emine, sul Mar Nero. E' il sentiero più lungo della Bulgaria e tra i più
lunghi in Europa. Generalmente ci vogliono tra i 20 e i 25 giorni di cammino
per percorrerlo tutto, ma c'è un "superuomo" bulgaro: Bozhinar Antonov, che
nell'agosto del 2018 è riuscito a completare il percorso in soli 4 giorni, 8
ore e 37 minuti !
*Miniera di Elatsite. E' una miniera a cielo aperto per
l'estrazione di rame e derivati. In attività dal 1952, è la miniera più
produttiva dell'intera penisola balcanica. La presenza della miniera è
vitale per la popolazione locale, in quanto garantisce il benessere di
almeno 2.000 famiglie.
il rifugio Chavdar, sul sentiero Kom-Emine |
il Generale e Giovanni: due gemelli ! |
l'impressionante miniera di Elatsite |
Sabato 22 giugno
Per la prima volta in tanti anni di viaggi ho una compagna donna: è Michela,
moglie di Jurg. Facciamo subito comunella e ci coalizziamo affinchè questo
viaggio non sia soltanto un raid fuoristradistico, ma ci permetta di conoscere
anche storia, tradizioni e città della Bulgaria. Un primo risultato lo
otteniamo con la visita di Koprivshtitsa*. Quello che subito ci
colpisce è l'integrità di questo paese, rimasto cristallizzato all'epoca della
sua costruzione: fine '800. Ci sono sei case museo e noi ne visitiamo una,
ammirandone l'architettura lignea. Ci perdiamo tra le viuzze acciottolate e le
facciate dai vivaci colori. E' arrivata l'ora di pranzo e una ragazza locale
ci suggerisce il luogo giusto per mangiare. L'oste è molto sveglio e si
destreggia in mezzo alla confusione che creiamo nel tentativo di scegliere le
portate. Tra i piatti locali, tutti buoni, quello che ha avuto più successo è
stata la shopska: un'insalatona con pomodori, cetrioli, peperoni,
cipolla, olive e una generosa grattugiata di formaggio sirene. Perfetta per
l'estate.
Qui a Koprivshtitsa scopriamo che la Lavazza ha colonizzato l'intera Bulgaria
con le sue colonnine del caffè: sono piazzate all'esterno, sui marciapiedi,
nelle piazze e persino lungo le strade di scorrimento.
Nel pomeriggio l'asfalto ci permette di proseguire velocemente. Stiamo
entrando nella Valle delle Rose*, dove si produce il prezioso olio che
fa da base a quasi tutti i profumi. Vediamo girasoli e lavanda, ma di rose
neanche una. E' ovvio: la raccolta dei fiori si fa a maggio e termina la
prima settimana di giugno.
A Gabarevo, che è un importante centro di coltivazione delle ciliegie,
facciamo una bella scorta di duroni rossi e croccanti.
Finora abbiamo dormito al fresco, in altura, ma scesi qui nella valle fa
molto, troppo caldo. Decidiamo di cercare refrigerio su un lago a sud di
Kazanlak*, E' sabato, le rive sono occupate dai campeggiatori abusivi,
ma alla fine troviamo uno spiazzo tra gli alberi.
*Koprivshtitsa. E' famosa per la bellezza delle sue case lignee,
elegantemente decorate. Più volte distrutta dai turchi e sempre riedificata,
il suo impianto architettonico attuale risale all'epoca del
Risorgimento Bulgaro (1877). Storicamente è una città importante
perché qui fu sparato, nell'aprile 1876, il primo colpo di fucile che dette
il via alla guerra di liberazione dagli Ottomani.
*La Valle delle Rose. E' situata al centro della
Bulgaria, tra i Balcani Centrali a Nord e gli Antibalcani a Sud. E' lunga
una sessantina di chilometri, da Sopot a Kazanlak. E' famosa per la
coltivazione della Rosa Damascena, una varietà che come dice il nome viene
da Damasco e che è stata introdotta qui dagli ottomani. Da questa
profumatissima rosa si ottiene un olio prezioso che i bulgari esportano in
tutto il mondo. La raccolta si fa una sola volta all'anno, da maggio ai
primi di giugno e l'occasione viene sfruttata anche turisticamente con feste
e manifestazioni folcloristiche.
*Kazanlak. E' il capoluogo della Valle delle rose e ospita l'unico
museo al mondo dedicato alla rosa e alla sua lavorazione. Kazanlak si
trova al crocevia tra la Valle delle Rose e la Valle dei Re Traci. Qui
è stata scoperta nel 1944 una camera mortuaria completamente ricoperta
da bellissimi affreschi. Il sito è Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Non
è accessibile al pubblico, ma se ne può vedere una fedele riproduzione.
Michela, Jurg e Aiko |
ritratto di Todor Kableshkov, martire del Risorgimento |
e la sua tomba: aveva solo 25 anni |
Domenica 23 giugno
Oggi abbiamo intenzionalmente visitato una trappola per turisti dal roboante
nome "Damascena Ethnographic Complex". Si tratta di un Parco tematico avente
per oggetto la coltivazione delle rose e la sua lavorazione. L'area
espositiva è tenuta in maniera impeccabile, con statue, laghetti e persino
un anfiteatro. Non mancano i ristoranti per rifocillare i turisti in
visita. Il negozio di souvenir vende ovviamente solo prodotti a base
di rose: cosmetici, profumi, oli essenziali e persino miele alle rose.
La giornata turistica odierna prevede molti obiettivi. Siamo nella
Valle dei Re Traci * e visitiamo una delle tante tombe
disseminate sul territorio: quella di Re Seute III, contemporaneo di
Alessandro Magno. Poi ammiriamo la splendida chiesa russa di Shipka*,
ed infine ci arrampichiamo in cima ad un monte per vedere le rovine di
Buzludzha: un'assurda costruzione che intendeva celebrare la gloria del
Comunismo.
*La Valle dei Re Traci. Si stima che in Bulgaria esistano circa
6.000 tumuli degli antichi Traci, di cui solo un migliaio già
scoperti e studiati. Una grande concentrazione di queste antiche tombe si
trova nell'area che va da Kanzalak verso Nord, fino al Danubio
*Shipka e dintorni. L'area intorno a Shipka è un concentrato di
attrazioni turistiche. Appena prima della cittadina vi è un'area
letteralmente cosparsa di tombe Trace, tra cui la più notevole è quella di
Seute III. In città non può mancare una visita alla bellissima chiesa
ortodossa eretta in memoria dei soldati russi e bulgari morti
nelle guerre di liberazione del 1877/78. Più in alto, sul passo
montano teatro degli scontri, è stato eretto un grosso cippo
commemorativo. Infine, ad Est di Shipka si può ammirare uno strano
edificio in forma di disco volante, eretto negli anni '80 in onore
dell'ideologia comunista. Ovviamente con la caduta dell' URSS il monumento
è stato abbandonato ed è ora in rovina.
baciamano al Damascena Ethnographic Complex |
conversazione |
Michela tra le rose |
all'ingresso della tomba di Seute III, re dei Traci |
la bellissima chiesa russa di Shipka |
Buzludzha, eredità del Comunismo sovietico |
Ieri pomeriggio, dopo l'abbuffata di turismo, abbiamo ripreso la traccia del
TET.
Speravamo in mulattiere più agibili dei giorni precedenti, dato che qui la
catena montuosa dei Balcani si abbassa. Invece abbiamo trovato un percorso
accidentato e tortuoso che ci ha sfiniti. Ad un certo punto non siamo più
riusciti ad avanzare, a causa della vegetazione e del terreno squassato.
Abbiamo fatto campo in un "cul de sac", rimandando la soluzione del problema
all'indomani.
Stamattina gli uomini hanno fatto una ricognizione a piedi e hanno scoperto
che a poche centinaia di metri c'era una costruzione abbandonata, oltre la
quale s'intravvedevano i binari di una ferrovia in disuso ed una stradina
affiancata. Per raggiungerla bastava attraversare una fitta boscaglia, il
cui accesso però era sbarrato da un fossato. Un lavoro coordinato di
motosega e di trasporto tronchi ha permesso di riempire il buco e di far
passare le macchine, liberandoci dall'impasse. Dopo un paio d'ore di strada
sconnessa abbiamo finalmente raggiunto l'asfalto.
Oggi abbiamo appuntamento con Gabriele Perego, un amico dei nostri compagni
svizzeri, anch'egli in viaggio nella penisola balcanica. Lo
incontriamo in un bel campeggio poco a nord della città di Sliven. Gabriele
viaggia a ritmi diversi dai nostri, potendosi permettere mesi di permanenza
all'estero. La sua compagna di viaggio è Jippy, una barboncina nera di dieci
anni, simpaticissima. Non ha bisogno di guinzaglio, perché segue il suo
padrone come un'ombra.
Siamo arrivati all'ora di pranzo; al campeggio c'è un bel ristorante e
Michela offre il pranzo a tutta la compagia: e già, oggi è il 60° compleanno
di suo marito Jurg, che viene festeggiato.
Nel pomeriggio, salutato Gabriele, una strada veloce ci conduce al Mar Nero.
Abbiamo in programma di pernottare sul Capo Emine, che è il punto
terminale di questa sezione del TET. Ma questa parte della costa è
stata letteralmente fagocitata dalle strutture turistiche e ci risulta
impossibile raggiungere la scogliera. Non ci rimane che ripiegare su un
campeggio al centro della cittadina di Ravda. In realtà sembra più un
grande cortile tra le case, ma è ben tenuto, con accesso diretto al mare, di
cui godiamo la frescura.
pista squassata |
motosega e forza di braccia per superare l'ostacolo |
l'incontro con Gabriele a Sliven |
Buon Compleanno Jurg! |
la spiaggia del campeggio a Ravda, sul Mar Nero |
Martedì 25 giugno
Ripercorriamo a ritroso un pò di km perché il programma di stamattina
prevede la visita di Nessebar*. Un bel mulino a vento ci
dà il benvenuto all'ingresso della città vecchia. Gironzolando nelle viuzze
acciottolate vediamo caratteristiche case di legno, molte chiese e
monumenti.....ma soprattutto vediamo uno sproposito di negozi di souvenir.
C'è una gran folla di vacanzieri che tra una nuotata e un ombrellone viene
qui a fare la "gita culturale". Un po' delusi per l'eccessiva
commercializzazione del luogo, riprendiamo la strada in direzione sud,
seguendo la linea di costa.
Jurg ci propone di andare a vedere le saline di Pomorie, con annesso Museo.
Si tratta di una serie di vasche contenenti un fango salato e
curativo. Il bello del luogo è che è aperto a tutti, gratuitamente.
Il nostro gruppo ne approfitta (meno me) e si impiastriccia da capo a piedi
di una spessa melma nera. E' un momento di divertimento
collettivo.
Siccome s'è fatto mezzogiorno, andiamo in un bel ristorante pregustando un
fritto misto di pesce. Il fritto misto qui non usa, ma mangiamo bene
lo stesso. Questo è l'unico posto in cui il cameriere ha preteso la
mancia.
Il pomeriggio ci vede aggirare la città di Burgas* e proseguire
oltre Sozopol. Comunque noi siamo piuttosto frastornati: da quando
abbiamo raggiunto le coste del Mar Nero non abbiamo visto altro che
mega-alberghi, residences, spiagge attrezzate, ristoranti, parchi acquatici
e tutto quanto serve al turismo balneare. Che differenza con i
percorsi dei giorni scorsi, quando lungo le mulattiere del TET non abbiamo
incontrato anima viva. Dico davvero: nè una macchina, nè un umano!
Stasera avremmo voluto trovare una spiaggetta tutta per noi, ma ci dobbiamo
accontentare di fare campo su un promontorio erboso dopo la cittadina di
Lozenet. Comunque la vista mare è assicurata.
*Nessebar. Sorge su un istmo di terra che si protende nel mare.
Dichiarata Patrimonio Unesco, Nessebar è una delle più antiche città
d'Europa. I primi insediamenti risalgono a due millenni A.C. Fu
abitata dai Traci, dai Greci, dai Romani, dai Bizantini, dagli Ottomani
e finalmente dai Bulgari. Una curiosità del luogo è la presenza di ben
40 chiese su un così piccolo spazio cittadino. Il vecchio centro è molto
pittoresco e molto turistico.
*Burgas. Con 200.000 abitanti, è la quarta città della Bulgaria
dopo Sofia, Plovdiv e Varna. E' un importante centro industriale,
ma anche turistico. Un luogo interessante da visitare in zona è il Lago
di Atanasovo, una laguna salmastra a nord della città, che ospita
numerose specie di uccelli. Il lago è diviso in due da una striscia di
terra. La parte settentrionale è riserva naturale, mentre quella
meridionale ospita numerose saline che a volte assumono una colorazione
rossastra. Da qui il soprannome del lago: Pink Lake.
l'antica città di Nessebar |
due tra le tante chiese di Nessebar |
le belle case lignee di Nessebar |
deturpate dalle botteghe di souvenir |
piscine di fanghi curativi a Pomorie |
tramonto sul Mar Nero |
Mercoledì 26 giugno
E' da quando abbiamo avvistato il Mar Nero che cerchiamo di raggiungere
una spiaggetta tutta per noi e finalmente stamattina abbiamo trovato un
accesso al mare disabitato. E' una caletta sassosa, ma la giornata è
splendida ed il mare è pulito, perciò ci possiamo godere un po' di ore in
totale relax.
In tarda mattinata ci raggiunge l'amico svizzero Gabriele, che ha deciso
di unirsi a noi per il resto del viaggio. Nel pomeriggio ci
spingiamo ancora più a sud, in direzione della Turchia, sempre seguendo la
costa da vicino. Ma il litorale non è abbastanza selvaggio per i nostri
gusti, perciò, dopo aver dato un'occhiata al piccolo faro di Athopol,
giriamo il muso dei nostri Defender verso Ovest, per prendere la via del
ritorno.
Stasera facciamo sosta su un grande prato che abbiamo individuato mediante
l'app "Park4night", appena prima della cittadina di Malko Tarnovo.
Ci siamo sistemati da poco, quand'ecco arrivare una pattuglia della
polizia di frontiera che viene a chiederci i passaporti: ebbene sì, siamo
al confine con la Turchia e questa è una delle vie usate dal traffico di
clandestini. Ho pensato che i doganieri ci avrebbero intimato di
andarcene, perchè dopotutto anche in Bulgaria il campeggio libero non è
ammesso. Invece dopo una sommaria occhiata al nostro accampamento ci
permettono di restare.
due vecchietti al mare |
un telo tra le Land per pranzare all'ombra |
il faro di Athopol |
l'accampamento vicino al confine |
Giovedì 27 giugno
Stiamo viaggiando in una regione collinare del sud-est della Bulgaria che
non presenta particolare interesse naturalistico o storico, e pertanto
rimasta ai margini della modernità. Il risultato è che vi sono
ancora villaggi lignei intatti, risalenti al secolo scorso. Come quello
che noi andiamo a visitare, che si chiama Brashlyan. Il primo e
unico abitante che ci viene incontro è un povero asinello...con la tosse!
Ci rilassiamo un po' tra le case fiorite, prima di rimetterci in macchina.
Oggi abbiamo come obiettivo principale la visita della città di
Plovdiv*. La raggiungiamo prendendo per la prima volta una
strada a grande scorrimento: l'autostrada A1/E773. Il percorso è
lunghissimo (300 km), fa caldo e ci annoiamo mortalmente.
Plovdiv è una città ordinata e tranquilla, ed è anche facile trovare
parcheggio. Ma la voglia di camminare sotto il sole è poca, perciò ci
limitiamo alla visita della chiesa di San Demetrio e del Teatro Romano.
Non ci facciamo però mancare una passeggiata lungo la via pedonale più
lunga d'Europa: Knyaz Alexandar I, di quasi 2 chilometri (ha battuto
la Stroget di Copenhagen).
Oltre ad un centro storico antichissimo, Plovdiv "vanta" anche il più
grosso insediamento di zingari d'Europa. Nel quartiere di Stolipinovo
vivono circa 80.000 persone di etnia rom, sinti, gypsy, e anche una
minoranza di turchi. Per i nostri standard questo è un luogo problematico,
ma non mi sarebbe dispiaciuto dare un'occhiata.
Nel pomeriggio lasciamo la città in cerca di frescura e puntiamo a sud, in
direzione dei Monti Rodopi. Lungo la strada facciamo un'interessante sosta
al Monastero di Bachkovo. L'architettura della chiesa è molto
bella, ma quello che ci incanta è l'interno, totalmente ricoperto di
affreschi e di fregi dorati.
A differenza di tutti gli atri luoghi, il pope non ci proibisce di
fotografare, nè chiede soldi per farlo, anzi ci invita ad immortalare la
bellezza dei decori.
S'è fatta sera e ci piazziamo nel parcheggio sottostante il monastero.
*Plovdiv. E' la seconda città della Bulgaria ed una delle città
più antiche d'Europa. Le tracce dei primi insediamenti risalgono
addirittura a 8.000 anni fa. Fu capitale dei Traci e poi dei Macedoni,
che la chiamarono Filippopoli, fino a quando venne conquistata dai
Romani, nel 46 d.C, che ne fecero un centro imperiale di grande
importanza, come testimoniano i resti che ancora la abbelliscono: il
Teatro, il Foro e lo Stadio. Vanta numerose chiese di epoca
bizantina, moschee ottomane ed un quartiere ottocentesco di antiche case
di legno. Nel 2019 è stata Capitale della Cultura Europea.
il bucolico villaggio di Brashlyan |
il teatro romano di Plovdiv, ancora in uso |
monumento a un clochard, sulla via pedonale di Plovdiv |
il Monastero di Bachkovo |
e i suoi bellissimi interni |
Venerdì 28 giugno
Stamattina siamo rimasti prigionieri del parcheggio per un paio d'ore,
perchè nessuno è venuto ad aprire la sbarra. Ma noi....abbiamo i
fuoristrada e ci siamo liberati superando un fossato.
Oggi entriamo nel cuore dei Monti Rodopi, molto apprezzati dai
bulgari, specialmente per il turismo invernale. Una volta giunti nei
pressi di Pamporovo, località sciistica di antica data, giriamo ad
ovest su piste secondarie, puntando in direzione del grande
lago di Dospat, sul quale vorremmo rimanere anche per il
pernottamento.
Ieri pomeriggio, a causa di un fraintendimento, abbiamo "perso" il nostro
nuovo compagno Gabriele. L'abbiamo però recuperato per telefono e, dato
che è più avanti di noi, l'abbiamo incaricato di scegliere un bel posto
sulla sponda sud del lago. E abbiamo fatto bene perché, nonostante la riva
densamente abitata, lui è riuscito a trovare uno spiazzo erboso con
vista panoramica. Gli uomini preparano un grosso focolare, perchè stasera
è prevista una grigliata che deve sfamare otto persone.
veduta sui Monti Rodopi |
il nostro poggio sul lago di Dospat |
si prepara il focolare per la grigliata |
Sabato 29 giugno
La riva sinistra del lago Dospat è ricoperta da un fitto bosco, senza
traccia di costruzioni. C'è però uno stradino fangoso che segue tutta la
linea di costa e noi lo imbocchiamo, immaginando un ambiente selvatico.
Con nostra meraviglia scopriamo che questa parte del lago è in pratica un
grande campeggio abusivo: nel fitto degli alberi, e a strapiombo
sull'acqua, c'è un'infinità di tende, roulotte, automobili, tavolini e
addirittura bungalow autocostruiti. Appena il lago finisce, torna la
natura incontaminata e proseguiamo il nostro viaggio in un'alternanza di
foreste e radure. Ci troviamo poi ad attraversare una regione di montagna
costellata di piccoli paesi dall'architettura caratteristica, con belle
case di pietra a pianta quadrata. Ci fermiamo in uno di questi, a
Leshten, dove veniamo accolti dai paesani con grande cordialità.
Tra chiacchiere e sorrisi riescono a piazzarci un po' di souvenir,
puntando soprattutto su Danilo che fa incetta di piccoli tappeti.
C'è pure un museo, dedicato ad un benefattore del luogo, che mette
in mostra vari reperti d'epoca.
Nel tardo pomeriggio decidiamo di azzardare una deviazione verso il Parco
Nazionale del Pirin, che ci piacerebbe attraversare da Sud a Nord. Ma il
progetto naufraga all'ingresso della Riserva Naturale, che è interdetta al
traffico veicolare. Stanotte ci fermeremo qui.
una stanza del Museo di Leshten |
il paese di Gorno Drianovo si è montato la testa |
Domenica 30 giugno
Siamo tornati sulla strada principale e oggi andiamo a visitare
Melnik*, paese citato in tutte le guide turistiche. A noi sembra
sopravvalutato, perché abbiamo visto località molto più autentiche.
L'unica ragione per cui vale la pena venire qui è il vino. Questa infatti
è una zona vitivinicola di grande rilevanza e dal vitigno di Melnik si
ricava un vino conosciuto anche oltre i confini della Bulgaria.
Pare che Churchill lo apprezzasse particolarmente, se è vero che se ne
faceva mandare 500 litri ogni anno ! Del resto i Bulgari pretendono
di essere loro gli "inventori" del vino (ma la stessa cosa dicono i greci
e i georgiani). Io l'ho assaggiato e mi è piaciuto molto, specialmente il
rosso. In conclusione tutto il gruppo ha lasciato Melnik con
parecchi cartoni di vino nel bagagliaio.
Adesso puntiamo a Nord, in direzione dei Monti di Rila. Lungo la strada ci
fermiamo a Sandanski per fotografare la statua di Spartaco, il gladiatore
ribelle che tenne sotto scacco l'esercito romano per un paio d'anni.
Spartaco è nato qui e per i bulgari rappresenta un eroe nazionale, al
quale hanno eretto un monumento imponente. Danilo ci racconta di aver
interpretato la parte di Spartaco in un balletto alla Scala di Milano e si
mette in posa sotto la sua statua.
Arriviamo a Rila che è già sera: troppo tardi per la visita del Monastero,
che rimandiamo a domani. Ci sistemiamo perciò in un bel campeggio: c'è un
grande prato ed un ruscello tutto a nostra disposizione.
*Melnik. E' un piccolo paese di sole 256 anime, le cui origini
però risalgono all'anno Mille. La produzione di vino a Melnik è una
tradizione antica che ha dato prosperità ai suoi abitanti, come
testimoniano i numerosi edifici di pregio, alcuni dei quali
trasformati in case-museo. Un'altra attrattiva di Melnik sono le
spettacolari piramidi di arenaria che circondano l'abitato.
.
Danilo interpreta Spartaco |
il ruscello al campeggio di Rila |
Lunedì 1 luglio - parte prima
Il Monastero di Rila* è l'attrazione turistica più famosa
della Bulgaria, e non a torto. E' un vasto quadrilatero di edifici a
loggiato con al centro una chiesa di stile bizantino ed un'antica torre di
pietra.
Appena si entra nel grande cortile si percepisce un'atmosfera di
solennità, ma anche di opulenza. I loggiati che ospitano i monaci sono
perfettamente dipinti con colori contrastanti. La chiesa è impreziosita
all'esterno da porticati completamente ricoperti di affreschi. Rimaniamo
delusi dal divieto di fotografare l'interno, ma ne comprendiamo subito il
motivo: è tutt'ora un luogo di culto e come tale non dev'essere disturbato
dagli scatti dei turisti. Entriamo e veniamo sopraffatti dagli ori, dalle
icone, dai lampadari, dai candelabri accesi, dai legni intarsiati. Non c'è
un millimetro di muro libero da pitture. E' in corso una messa
cantata che dura più di un'ora, ma io vorrei che si protraesse ancor di
più, per l'emozione che provo ascoltando il coro e la voce baritonale del
pope.
*Monastero di Rila. Situato a 1.146 metri, nel cuore del Parco
Nazionale omonimo. E' Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Fondato intorno
all'anno Mille dai discepoli dell'Eremita San Giovanni da Rila, fu
importante centro religioso per tutto il Medioevo. Distrutto due volte,
in epoca antica dagli Ottomani e il secolo scorso da un incendio, venne
ricostruito grazie alle donazioni del popolo bulgaro. Di culto
ortodosso, è tuttora in attività con 60 monaci presenti.
l'antica torre medioevale |
la chiesa principale |
gli alloggi dei monaci |
le volte del porticato ricoperte di affreschi |
Lunedi 1 luglio - parte seconda
Dopo questa tappa "mistica" il gruppo decide che si potrebbe fare un
trekking ai famosi "7 Laghi di Rila". Arriviamo alla base della seggiovia,
in località Paniciste, che è già pomeriggio ed inoltre è una giornata
caldissima, per cui rinunciamo al progetto. Adesso dovremo rifare tutto il
percorso a ritroso, perchè ufficialmente la strada finisce qui. Ma ci
incuriosisce un sentiero che va nella direzione giusta per noi. Chiediamo
ai locali e uno dice che forse, coi nostri mezzi,... chissà... "se
riuscite ad arrivare al rifugio Vada, poi la strada c'è...", ma un altro
dice, un po' sprezzantemente: "Ci arrivate se avete le ali." Mai
provocare un fuoristradista! Imbocchiamo il sentiero e ci troviamo nel
percorso più accidentato dell'intero viaggio. La larghezza della traccia
ci permette di passare, ma si snoda in un fitto bosco e il fondo è
cosparso di ostacoli e voragini sulle quali bisogna passare in equilibrio.
Dobbiamo comunque procedere, perchè non c'è modo di fare una manovra di
retromarcia. In questo frangente ci è di grande aiuto Mauro che
praticamente ci precede a piedi per valutare gli ostacoli ed indicarci la
manovra giusta per superarli. Con noi c'è Gabriele che ha una
macchina meno performante delle nostre, per cui più di una volta ha
rischiato di incastrarsi o di ribaltare. Francamente ho temuto che in quel
bosco ci saremmo rimasti parecchio, chiedendomi come diavolo avremmo fatto
ad estrarre da quel luogo una macchina che si fosse danneggiata. E invece
ne siamo usciti indenni, raggiungendo il rifugio Vada e da lì, con la
strada, arrivando alla meta prefissata: il campeggio di Borovec.
Martedì 2 luglio
Ieri sera ci siamo piazzati nel brutto campeggio di Borovec perchè sta
accanto alla funivia che porta alla base del Monte Musala, il più
alto della Bulgaria, con i suoi 2.729 metri. Questa è un'escursione a cui
tengono molto soprattutto Danilo e Beppo, data la loro passione per
l'alpinismo. Stamattina di buon'ora tutti gli uomini (ad eccezione di
Giovanni) si sono preparati per la scalata: scarponi, zaino attrezzato,
vestiario di ricambio, cibo e borraccia. E dopo dieci minuti sono tornati:
la funivia che porta all'inizio dell'arrampicata non funziona, è in
manutenzione. Eppure ieri sera eravamo andati alla biglietteria per
verificare gli orari e non c'erano cartelli nè avvisi. Un grave
disservizio. Che fare adesso? Si decide di tornare all'obiettivo scartato
ieri: i Sette Laghi di Rila*. Piuttosto che niente....Oltre agli
uomini, stavolta partecipa anche Michela col cane Aiko, mentre Gabriele
porterà la sua cagnolina Jippy. Io e Giovanni rimarremo a riposo. I
compagni rientrano a metà pomeriggio. Stasera pernotteremo in zona per
godere della frescura dei monti.
*I Sette Laghi di Rila. Sono laghetti di orgine glaciale,
situati ad un'altitudine tra i 2.100 e i 2.500 metri. Si trovano uno
vicino all'altro e sono collegati da ruscelli che formano piccole
cascate. Ogni lago ha un nome associato alle sue caratteristiche
morfologiche: la Lacrima, l'Occhio, il Rene, il Gemello, il Trifoglio,
il Pesce e il lago Inferiore.
Mercoledì 3 luglio
E' il nostro ultimo giorno in Bulgaria e abbiamo come meta
Sofia*, la capitale.
Sofia si presenta come una città gradevole, pulita e con una viabilità
ordinata. Attraversiamo tutto il centro, ammirando i bei palazzi
governativi. Cerchiamo un parcheggio, ma per un paio di volte veniamo
respinti malamente dai posteggiatori: sembra che non gradiscano le
macchine della nostra dimensione. Al terzo tentativo, dopo una telefonata
al padrone, veniamo accettati al parcheggio di un grande parco, in
prossimità del simbolo più noto di Sofia, l'imponente cattedrale Alexandar
Nevski. Non rimaniamo particolarmente colpiti dal monumento, mentre
invece ci emoziona la visita alla vecchia Basilica di Santa Sofia. Si sta
infatti svolgendo un matrimonio di rito ortodosso, che è assai più
coinvolgente rispetto al nostro. Fa caldo, è ora di pranzo, ma non abbiamo
voglia di un vero ritorante, per cui ripieghiamo su un chiosco di
hamburger che presenta un menù molto vasto e per fortuna tutti siamo
soddisfatti. Non mi pare che il gruppo sia ancora in vena di
monumenti, ma è in cerca piuttosto della via pedonale dello shopping. Io
mi adeguo e ripongo la guida turistica. Il tempo restante a Sofia lo
passiamo acquistando gli ultimi souvenir e godendoci il passeggio tra
vetrine e caffè.
Il programma prevede la sosta serale ancora in territorio bulgaro, prima
di intraprendere la lunga via del ritorno. Jurg ha una app, simile a
Park4night, sulla quale è indicato un luogo adatto al pernottamento e lì
ci piazziamo. La descrizione dice "area dismessa dalla Nato". Qualche
dubbio ci viene, coi tempi di guerra che corrono. Ed ecco infatti arrivare
un macchinone nero dal quale esce un militare: dice che ci siamo messi su
un'area di esercitazioni di tiro e ci sollecita, seppur gentilmente,
a sloggiare senza indugio. Obbediamo e ci spostiamo di una ventina di km,
dietro una collina.
*Sofia. Capitale della Bulgaria con 1.220.000 abitanti. Fondata
dai Traci con il nome di Serdica, è la terza città più antica d'Europa
dopo Atene e Roma. Sofia è il principale centro finanziario, commerciale
e industriale della Bulgaria e produce 1/6 del PIL nazionale. Conserva
vestigia degli Imperi Romano, Bizantino e Ottomano. Di notevole
interesse: Cattedrale Alexandar Nevski, Basilica di Santa Sofia, Chiesa
russa di San Nicola, Anfiteatro Romano, Sinagoga, Moschea, Statua di
Santa Sofia, Monumento allo Zar liberatore.
Chiudo il diario qui, perchè i prossimi due giorni saranno tutta
autostrada.
NOTE IN CALCE
GPS: croce e delizia del moderno viaggiatore
L'itinerario di questo viaggio è stato programmato da Jurg, il quale ha
delegato a Mauro il compito di navigatore. Mauro ha scaricato e testato il
percorso su un tablet. Purtroppo, arrivato in Bulgaria, ha scoperto che il
software era difettoso: spesso si bloccava e perdeva la traccia. E
ogni volta che questo succedeva, tutti gli altri componenti del gruppo
cercavano di aiutare, consultando i propri GPS che, ahimè, davano
risultati diversi l'uno dall'altro. Ne usciva una grande confusione che ci
ha stressati non poco. Paradossalmente, l'aiuto risolutore spesso ci è
arrivato dalla consultazione della vecchia, cara cartina stradale
cartacea.
la carta stradale serve sempre |
Cani in viaggio
Mi sono preoccupata vedendo che Michela e Jurg hanno portato con sè il loro
cane Aiko, un cucciolone di nove mesi, di razza Shiba Inu. Come avrebbe
potuto sopportare tre settimane di viaggio, sballottato e frullato dagli
scossoni dei percorsi in fuoristrada? Ogni giorno luoghi diversi, ogni
giorno odori diversi, senza un perchè! C'era il pericolo che si stressasse
al punto da diventare ingestibile. Invece no, si è comportato benissimo,
sempre equilibrato e ben disposto. E' la riprova che i cani ripongono una
fiducia illimitata nei loro padroni e sono disposti a seguirli in ogni
circostanza.
La stessa cosa si può dire della straordinaria barboncina Jippy che
accompagna Gabriele nei suoi lunghi viaggi: calma, obbediente e amichevole
con tutti. Capisce il suo padrone anche senza ordini e lo segue come
un'ombra.
Entrambi i cani sono stati compagni di viaggio adorabili.
Aiko Jippy |
Il cibo in viaggio
Alla partenza di ogni viaggio noi fuoristradisti riempiamo le nostre cambuse
fino all'orlo, programmando le quantità di cibo in modo che possano bastare
per l'intera durata della permanenza all'estero. Poi la metà delle provviste
torna indietro con noi al termine del viaggio. Perchè non si può fare a meno
di entrare in una bottega, in un mercato, in una trattoria per provare i
cibi del luogo. Così è stato anche in Bulgaria, dove ogni giorno c'era un
motivo per fermarci a comprare qualcosa. Abbiamo così constatato che la
Bulgaria offre ogni bene di consumo, come da noi. La differenza è che i
prodotti costano mediamente il 30% in meno. Si trovano facilmente molti
prodotti italiani e ahimè anche molti "taroccati" come italiani.
il formaggio locale è il sirene, che ha molte varianti |
mah.... |
Conclusione
Grande un terzo dell'Italia, ma con solo 6 milioni di abitanti (per lo più concentrati nelle quattro maggiori città), la Bulgaria offre spazi naturali impensabili nel resto d'Europa. Se si esclude la costa del Mar Nero, la Bulgaria è praticamente sconosciuta al turismo di massa. E speriamo che rimanga così.
Grande un terzo dell'Italia, ma con solo 6 milioni di abitanti (per lo più concentrati nelle quattro maggiori città), la Bulgaria offre spazi naturali impensabili nel resto d'Europa. Se si esclude la costa del Mar Nero, la Bulgaria è praticamente sconosciuta al turismo di massa. E speriamo che rimanga così.
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