25 ago 2024

AVVENTURA BULGARA - seguendo il Trans-Euro-Trail

Una nuova avventura del Gruppo Sextant. 
Questa volta siamo sette incalliti viaggiatori su quattro fuoristrada Defender.  
Abbiamo seguito la sezione Bulgara del "TET: Trans-Euro-Trail", percorrendo il crinale dei Balcani, dal confine con la Serbia fino al Capo Emine, sul Mar Nero. 
Al ritorno abbiamo affrontato le catene montuose dei Rodopi e del Pirin. 
Ma non ci siamo fatti mancare la Valle delle Rose, la Terra dei Traci e le principali città.

L'ITINERARIO
Il percorso in Bulgaria è stato di circa 2.200 km, dei quali ben 900 km si sono sviluppati lungo i sentieri escursionistici del Trans-Euro-Trail. Sommando il tragitto di andata e ritorno da Milano, il viaggio è stato di 5.500 km.

PARTECIPANTI E MEZZI
Giovanni ed Erina Dondi  - Land Rover Defender 110/HT
Jürg e Michela Berchtold, col cane Aiko  - Land Rover Defender 110/TD5
Beppo Bonfanti e Mauro Camisasca  - Land Rover Defender 90/TD5
Danilo Tapiletti  - Land Rover Defender 110/TD4
Si è aggiunto in corso di viaggio
Gabriele Perègo, con la barboncina Jippy - Nissan Pathfinder



IL DIARIO DI VIAGGIO DI ERINA

Domenica 16 giugno
Siamo partiti sabato mattina 15 giugno e dopo aver attraversato Slovenia, Croazia e Serbia, a sera del 16 giugno giungiamo alla frontiera bulgara di Bregovo.  Non c'è nessun turista e nessuna macchina in transito: per i doganieri rappresentiamo un diversivo alla noia di presidiare un confine così periferico, per cui ci  intrattengono un pò,  curiosando intorno alle macchine, prima di lasciarci entrare.  Quest'angolo nord-ovest della Bulgaria si presenta assai dimesso, con molte case fatiscenti o abbandonate.  Ci intristisce vedere molti cani randagi, alcuni dei quali in pessime condizioni. Attraversato il villaggio di Bregovo puntiamo dritti verso il Danubio, sulle cui sponde programmiamo di pernottare. Ma si è fatto buio e non riusciamo ad individuare una traccia che ci porti alla spiaggia, perciò ci accontentiamo di fare campo in una radura. Una bella cena in compagnia ci ristora della fatica del viaggio. Lo "chef" del nostro gruppo è Beppo, che non ci farà mancare spaghettate e risotti serali.
 
stasera: raviolini
Lunedì 17 giugno
La luce del mattino ci regala una splendida vista sul Danubio, che in questo punto si presenta larghissimo e con belle sponde verdeggianti. Vediamo passare una grande chiatta ed un battello da crociera. 
Ci sono le solite necessità da espletare: banca, carburante e rifornimento di cibo, per cui ci dirigiamo nella città più vicina, Vidin*.
Da Vidin puntiamo ad ovest per imboccare il "motivo conduttore" del nostro viaggio: seguire la sezione bulgara del Trans-Euro-Trail (TET), un avventuroso percorso motociclistico  che si sviluppa principalmente al di fuori delle strade asfaltate, seguendo piste spesso abbandonate da anni. 
Ed infatti già dai primi chilometri  dobbiamo  aprirci un varco in un sentiero praticamente fagocitato dalla vegetazione. Il primo lieve dannno lo subisce Danilo, a cui un grosso ramo ha svergolato il portapacchi. 
Facciamo sosta nel piazzale di partenza per le escursioni alla grotta Magura*, dopodichè, sempre su sentieri secondari, raggiungiamo Belogradchik*. Qui ci aspetta un'attrazione spettacolare: l'antica fortezza incastonata tra enormi roccioni torreggianti. E' un luogo del tutto inusuale, che ci incanta anche per la meravigliosa vista che si gode dall'alto delle mura. Piccola nota di colore: facendo un gran casino, come è tipico di noi italiani, riusciamo ad avere un prezzo forfettario scontato per l'ingresso alla visita. 
Stasera facciamo campo su un comodo spiazzo, appena sopra Belogradchik. 
Grande grigliata e a seguire  un enorme falò.
*Vidin. E' una cittadina di 35.000 abitanti, affacciata sulla riva destra del Danubio. Vanta una storia antica, risalente al III secolo A.C.  Notevole la sua fortezza medioevale, costruita sui resti di un presidio dell'Impero Romano.
*Grotta Magura. Una grande cavità che si estende per due chilometri, con molte sale. Fu abitata in epoca preistorica, come testimoniano i graffiti e i disegni rinvenuti sulle pareti.
*Belogradchik.  Questa località  è candidata a Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Si tratta di un’area di formazioni rocciose spettacolari che il tempo ha modellato nelle fogge più strane, alle quali i bulgari hanno dato nomi di animali e di persone. Al centro di alcune piramidi di roccia rossastra sorge una grande fortezza, le cui origini risalgono all’Impero Romano, usata successivamente dai Bulgari e dai Turchi.
sulle sponde del Danubio
la fortezza di Belogradchik
formazioni rocciose spettacolari
e dopo la grigliata, un bel falò

Martedì 18 giugno
I nostri compagni di viaggio sono tutti iperattivi e alle cinque del mattino già li sentiamo circolare intorno alle Land Rover. 
La giornata di oggi è stata molto impegnativa sotto l'aspetto fuoristradistico: basta dire che in sette ore di marcia effettiva abbiamo percorso solo 54 km, di cui 20 su strada secondaria e 34 su mulattiera.  
Il tracciato segue da vicino il confine con la Serbia e tocca minuscoli villaggi come Repliana e Gorni Lom*. 
Il nostro procedere è stato spesso ostacolato da alberi caduti, costringendoci ad usare la motosega. Il fondo della mulattiera era costituito da rocce, massi, tratti fangosi e solchi profondi. La marcia più usata è stata la prima ridotta con blocco differenziale inserito. La fitta vegetazione ha procurato qualche danno agli allestimenti esterni delle macchine. 
Una volta superati i 1400 metri di quota, la foresta ha lasciato spazio a grandi pascoli d'alta quota che emanavano profumi di erbe alpine. 
La situazione era troppo invitante per non decidere di fare sosta anticipata  e piantare qui il campo serale.
*Gorni Lom. Questo  villaggio è tristemente famoso in Bulgaria perchè, proprio dieci anni fa, nella locale fabbrica di munizioni ci fu una devastante esplosione che causò la morte di 15 persone. Per i turisti che non conoscono la tragedia, Gorni Lom è solo il punto di partenza per il trekking verso il monte Midzhur, la cui vetta è situata sul confine tra Serbia e Bulgaria.

Danilo e Mauro ci aprono la strada con le braccia e con la motosega
dopo il fitto bosco...
...il prato profumato
un gigantesco "cavolo" fiorito
per cominciare: birra bulgara e patatine
Mercoledì 19 giugno
Mattinata tra altopiani erbosi prima di approdare alla cittadina di Chiprovtsi*, dove sostiamo per rinfrescarci ad una fontana e per assistere alla tessitura dei tappeti, eseguita ancora a mano dalle donne del paese. 
Un po' di asfalto ci permette di arrivare velocemente alla moderna città di Montana, affacciata sul un bel lago balneare e, successivamente, a Berkovitsa*, che è la base di partenza per il fuoristrada più impegnativo della giornata, se non dell'intero viaggio.
L'obiettivo è il Monte Kom, la vetta più alta dei Balcani bulgari, a quota 2.016 metri. 
La mulattiera è tagliata sul fianco della montagna e solo il fitto bosco ci protegge, almeno apparentemente, dal baratro sottostante. Il fondo è sconnesso, con brevi tratti fangosi. Alcuni profondi solchi provocati dall'acqua ci invitano alla massima prudenza per evitare di incagliarci. Quando arriviamo in quota, il panorama si apre sulle cime dei monti circostanti, ricoperte da pascoli di alta quota. 
Improvvisamente negli specchietti retrovisori vediamo un Defender della Guardia di Frontiera che ci segnala di fermarci. La zona è al confine della Serbia ed è parco nazionale. Dopo aver controllato i documenti i poliziotti ci indicano la cima del Monte Kom, avvertendoci  che procedere oltre sarebbe estremamente pericoloso. 
Da lontano notiamo la traccia che s'inerpica sulla vetta....e già ci coglie un brivido.
Decidiamo comunque di provare, ma per approssimarci alla cima dobbiamo percorrere un lungo  tratto caratterizzato da pendenze laterali al limite del ribaltamento. Sarebbe sufficiente un colpo contro un sasso per farci rotolare dalla scarpata. Una ricognizione a piedi ci convince definitivamente che azzardare l'ultimo tratto di salita potrebbe essere catastrofico per i nostri mezzi da viaggio, perché gravati da un notevole peso sul portapacchi, che sposta verso l'alto il baricentro dei veicoli. 
La conquista della vetta dunque si farà a piedi, ma dai nostri compagni (troppo dura per noi due vecchietti). Sulla cima gli amici incontrano un addetto del soccorso alpino, che ribadisce di non azzardare la salita con le nostre macchine. 
Facciamo sosta ai piedi del Kom, su un bel prato in posizione panoramica che ci ripaga parzialmente della delusione. La vista spazia sui monti, sino all'orizzonte, e quello che ci colpisce è la totale assenza di segno umano. Valli intere senza neanche una casa, un manufatto, una strada. Inconcepibile per noi italiani. 
Stasera ci siamo accampati a 1750 metri e mai ci saremmo immaginati di essere tormentati dagli insetti. Invece una nuvola di moschini pungitori, quasi invisibili, riesce a crivellare gambe e braccia di tutti quanti noi, che ne porteremo i segni per molti giorni successivi.
*Chiprovtsi. E' una cittadina famosa per i suoi tappeti di tipo kilim, che vengono tessuti a mano su telai verticali. I disegni sono quasi sempre geometrici e multicolori. Questi capolavori di artigianato sono visibili nel locale Museo storico. Il paese ha una storia  millenaria, poichè l'area circostante è ricca di minerali. In epoca imperiale romana questa era la zona aurifera più importante dei Balcani.
*Berkovitsa. E' una città di circa 10.000 abitanti situata non lontano dal confine serbo. Qui ha vissuto per un breve periodo uno dei più celebrati intellettuali bulgari: Ivan Vazov, poeta, romanziere e protagonista del Risorgimento Bulgaro alla fine dell'800. E' visitabile la casa-museo in cui si stabilì. Berkovitsa è il punto di partenza per il trekking al Monte Kom, la vetta più alta dei Balcani Bulgari (in lingua locale "Stara Planina").
è facile trovare fontane in tutta la Bulgaria
Chiprovtsi, cittadina dei tappeti
l'inclinazione laterale si fa pericolosa

la traccia in cima al Monte Kom
Giovedì 20 giugno
Dopo aver percorso a ritroso tutta la mulattiera fino a Berkovitsa, ritroviamo l'asfalto e risaliamo il fianco sud del Monte Kom fino al passo di Petrohan (1.409 metri), dove sostiamo per pranzo. E' il primo ristorante bulgaro che proviamo e scegliere dal menù è un azzardo: qualcuno indovina la pietanza di suo gradimento, qualcunaltro no. Io e Giovanni, per andare sul sicuro, abbiamo optato per due freschissime trote ai ferri. L'unica cosa su cui tutti concordiamo è la bontà del pane, caldo e fragrante. 
Dal passo riprendiamo la traccia del nostro percorso TET. La pista è sempre impegnativa: grandi massi, rocce sporgenti, solchi profondi ci costringono a mantenere una velocità forse inferiore ai tre km orari.  Ritroviamo la civiltà nei pressi delle Rocce di Lakatnik, una spettacolare parete calcarea alta 250 metri. Questo è il primo e unico punto in cui abbiamo visto dei turisti. Proseguiamo lungo la rinomata "Gola dell'Iskar", che impressionante non lo è affatto. Stasera scegliamo un campeggio per la sosta serale. Era necessario riprendersi dalla fatica di due giorni di incessanti scuotimenti. Il campeggio in realtà è un bellissimo resort con bungalows, piscina e addirittura laghetto con i cigni. Il guardiano del campeggio è un tipo socievole, al quale chiediamo di procurarci della vodka bulgara. Lui ritorna poco dopo e ci regala una bottiglia di vodka artigianale, distillata dai suoi genitori. Questo è stato uno dei pochi incontri amichevoli che  abbiamo avuto coi bulgari, che finora ci sono apparsi piuttosto freddi.

il "ristorante" al Passo di Petrohan
un bel punto panoramico a 1.738 metri
le molte possibilità di scalata a Lataknik
l'area di campeggio dell'Oasis Resort di Zverino

Venerdì 21 giugno
80 km di asfalto ci portano velocemente oltre Botevgrad. In corrispondenza del sottopasso dell'autostrada A2 ci immettiamo su una larga pista con vecchi rimasugli di asfalto, illudendoci che il percorso sarebbe continuato liscio e invece ci ritroviamo su un sentiero tortuoso e scassato. Per percorrere i successivi 24 km ci abbiamo impiegato 5 ore. L'avanzare dei nostri ingombranti mezzi è talmente lento che ad un certo punto ci vediamo facilmente superati da una coppia di turisti a piedi.  C'è infatti da precisare che questa parte del TET si sovrappone esattamente al sentiero di trekking denominato Kom-Emine*.  Seguendo alcuni cartelli indicatori raggiungiamo un punto di pernottamento per camminatori: è il rifugio Chavdar e lì ci prendiamo una pausa-caffè. Della sosta approfitta Giovanni, al quale basta una breve esplorazione del sottobosco per trovare alcuni bei porcini: stasera risotto ai funghi! 
Superati i 1.400 metri di altitudine la foresta finisce e lo sguardo spazia su panorami spettacolari.  Notiamo un manufatto alla nostra destra: si tratta di un monumento che riguarda la guerra di liberazione dagli ottomani. L'iscrizione recita così:
 " Qui il 28 e 29 Dicembre 1877 
una colonna di truppe russe, al comando del Generale Dandevil,
attraversò i Balcani da Etropole a Bunovo 
e 700 bulgari si unirono alla marcia.
841 soldati e 18 ufficiali morirono per la nostra libertà
nella tempesta di neve "
Guardando la statua del generale, salta agli occhi di tutti la somiglianza con Giovanni. Sono proprio uguali!
Stasera facciamo campo su un bel crinale, a 1.700 metri. In lontananza vediamo uno squarcio nel fianco della montagna, un vero girone dantesco: è la miniera di Elatsite*. 
*Kom-Emine è un percorso di escursionismo pedestre che si snoda lungo tutto il crinale della Stara Planina (i Balcani bulgari). Parte dal Picco Kom, al confine con la Serbia, e continua per circa 650 km fino a Capo Emine, sul Mar Nero. E' il sentiero più lungo della Bulgaria e tra i più lunghi in Europa. Generalmente ci vogliono tra i 20 e i 25 giorni di cammino per percorrerlo tutto, ma c'è un "superuomo" bulgaro: Bozhinar Antonov, che nell'agosto del 2018 è riuscito a completare il percorso in soli 4 giorni, 8 ore e 37 minuti !
*Miniera di Elatsite. E' una miniera a cielo aperto per l'estrazione di rame e derivati. In attività dal 1952, è la miniera più produttiva dell'intera penisola balcanica. La presenza della miniera è vitale per la popolazione locale, in quanto garantisce il benessere di almeno 2.000 famiglie.

il rifugio Chavdar, sul sentiero Kom-Emine
il Generale e Giovanni: due gemelli !
l'impressionante miniera di Elatsite

Sabato 22 giugno
Per la prima volta in tanti anni di viaggi ho una compagna donna: è Michela, moglie di Jurg. Facciamo subito comunella e ci coalizziamo affinchè questo viaggio non sia soltanto un raid fuoristradistico, ma ci permetta di conoscere anche storia, tradizioni e città della Bulgaria. Un primo risultato lo otteniamo con la visita di Koprivshtitsa*. Quello che subito ci colpisce è l'integrità di questo paese, rimasto cristallizzato all'epoca della sua costruzione: fine '800. Ci sono sei case museo e noi ne visitiamo una, ammirandone l'architettura lignea. Ci perdiamo tra le viuzze acciottolate e le facciate dai vivaci colori. E' arrivata l'ora di pranzo e una ragazza locale ci suggerisce il luogo giusto per mangiare. L'oste è molto sveglio e si destreggia in mezzo alla confusione che creiamo nel tentativo di scegliere le portate. Tra i piatti locali, tutti buoni, quello che ha avuto più successo è stata la shopska: un'insalatona con pomodori, cetrioli, peperoni, cipolla, olive e una generosa grattugiata di formaggio sirene. Perfetta per l'estate. 
Qui a Koprivshtitsa scopriamo che la Lavazza ha colonizzato l'intera Bulgaria con le sue colonnine del caffè: sono piazzate all'esterno, sui marciapiedi, nelle piazze e persino lungo le strade di scorrimento.
Nel pomeriggio l'asfalto ci permette di proseguire velocemente. Stiamo entrando nella Valle delle Rose*, dove si produce il prezioso olio che fa da base a quasi tutti i profumi. Vediamo girasoli e lavanda, ma di rose neanche una.  E' ovvio: la raccolta dei fiori si fa a maggio e termina la prima settimana di giugno. 
A Gabarevo, che è un importante centro di coltivazione delle ciliegie, facciamo una bella scorta di duroni rossi e croccanti. 
Finora abbiamo dormito al fresco, in altura, ma scesi qui nella valle fa molto, troppo caldo.  Decidiamo di cercare refrigerio su un lago a sud di Kazanlak*, E' sabato, le rive sono occupate dai campeggiatori abusivi, ma alla fine troviamo uno spiazzo tra gli alberi.
*Koprivshtitsa. E' famosa per la bellezza delle sue case lignee, elegantemente decorate. Più volte distrutta dai turchi e sempre riedificata, il suo impianto architettonico attuale risale all'epoca del  Risorgimento Bulgaro (1877).  Storicamente è una città importante perché qui fu sparato, nell'aprile 1876, il primo colpo di fucile che dette il via alla guerra di liberazione dagli Ottomani. 
*La  Valle delle Rose.  E' situata al  centro della Bulgaria, tra i Balcani Centrali a Nord e gli Antibalcani a Sud. E' lunga una sessantina di chilometri, da Sopot a Kazanlak. E' famosa per la coltivazione della Rosa Damascena, una varietà che come dice il nome viene da Damasco e che è stata introdotta qui dagli ottomani. Da questa profumatissima rosa si ottiene un olio prezioso che i bulgari esportano in tutto il mondo. La raccolta si fa una sola volta all'anno, da maggio ai primi di giugno e l'occasione viene sfruttata anche turisticamente con feste e manifestazioni folcloristiche. 
*Kazanlak. E' il capoluogo della Valle delle rose e ospita l'unico museo al mondo  dedicato alla rosa e alla sua lavorazione. Kazanlak si trova al crocevia tra la Valle delle Rose e la Valle dei  Re Traci. Qui è stata scoperta nel 1944  una camera mortuaria completamente ricoperta da bellissimi affreschi. Il sito è Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Non è accessibile al pubblico, ma se ne può vedere una fedele riproduzione
Michela, Jurg e Aiko
Koprivshtitsa: casa Kableshkov
i bellissimi interni
ritratto di Todor Kableshkov, martire del Risorgimento
e la sua tomba: aveva solo 25 anni

Domenica 23 giugno
Oggi abbiamo intenzionalmente visitato una trappola per turisti dal roboante nome "Damascena Ethnographic Complex". Si tratta di un Parco tematico avente per oggetto la coltivazione delle rose e la sua lavorazione. L'area espositiva è tenuta in maniera impeccabile, con statue, laghetti e persino un anfiteatro. Non mancano i ristoranti per rifocillare i turisti in visita.  Il negozio di souvenir vende ovviamente solo prodotti a base di rose: cosmetici, profumi, oli essenziali e persino miele alle rose. 
La giornata turistica odierna prevede molti obiettivi.  Siamo nella Valle dei Re Traci * e visitiamo una delle tante tombe disseminate sul territorio: quella di Re Seute III, contemporaneo di Alessandro Magno. Poi ammiriamo la splendida chiesa russa di Shipka*, ed infine ci arrampichiamo in cima ad un monte per vedere  le rovine di Buzludzha: un'assurda costruzione che intendeva celebrare la gloria del Comunismo.
*La Valle dei Re Traci. Si stima che in Bulgaria esistano circa 6.000 tumuli degli antichi Traci, di cui solo un  migliaio già scoperti e studiati. Una grande concentrazione di queste antiche tombe si trova nell'area che va da Kanzalak verso Nord, fino al Danubio
*Shipka e dintorni. L'area intorno a Shipka è un concentrato di attrazioni turistiche. Appena prima della cittadina vi è un'area letteralmente cosparsa di tombe Trace, tra cui la più notevole è quella di Seute III. In città non può mancare una visita alla bellissima chiesa ortodossa eretta in  memoria  dei soldati russi e bulgari morti nelle guerre di liberazione del 1877/78. Più in  alto, sul passo montano teatro degli scontri, è stato  eretto un grosso cippo commemorativo. Infine, ad Est di Shipka si può ammirare uno strano edificio in forma di disco volante, eretto negli anni '80 in onore dell'ideologia comunista. Ovviamente con la caduta dell' URSS il monumento è stato abbandonato ed è ora in rovina.
baciamano al Damascena Ethnographic Complex
conversazione
Michela tra le rose
all'ingresso della tomba di Seute III, re dei Traci
la bellissima chiesa russa di Shipka
Buzludzha, eredità del Comunismo sovietico
Lunedì 24 giugno
Ieri pomeriggio, dopo l'abbuffata di turismo, abbiamo ripreso la traccia del TET. 
Speravamo in mulattiere più agibili dei giorni precedenti, dato che qui la catena montuosa dei Balcani si abbassa. Invece abbiamo trovato un percorso accidentato e tortuoso che ci ha sfiniti. Ad un certo punto non siamo più riusciti ad avanzare, a causa della vegetazione e del terreno squassato. Abbiamo fatto campo in un "cul de sac", rimandando la soluzione del problema all'indomani.
Stamattina gli uomini hanno fatto una ricognizione a piedi e hanno scoperto che a poche centinaia di metri c'era una costruzione abbandonata, oltre la quale s'intravvedevano i binari di una ferrovia in disuso ed una stradina affiancata. Per raggiungerla bastava attraversare una fitta boscaglia, il cui accesso però era sbarrato da un fossato. Un lavoro coordinato di motosega e di trasporto tronchi ha permesso di riempire il buco e di far passare le macchine, liberandoci dall'impasse. Dopo un paio d'ore di strada sconnessa abbiamo finalmente raggiunto l'asfalto.
Oggi abbiamo appuntamento con Gabriele Perego, un amico dei nostri compagni svizzeri, anch'egli in viaggio nella penisola balcanica.  Lo incontriamo in un bel campeggio poco a nord della città di Sliven. Gabriele viaggia a ritmi diversi dai nostri, potendosi permettere mesi di permanenza all'estero. La sua compagna di viaggio è Jippy, una barboncina nera di dieci anni, simpaticissima. Non ha bisogno di guinzaglio, perché segue il suo padrone come un'ombra.
Siamo arrivati all'ora di pranzo; al campeggio c'è un bel ristorante e Michela offre il pranzo a tutta la compagia: e già, oggi è il 60° compleanno di suo marito Jurg, che viene festeggiato.
Nel pomeriggio, salutato Gabriele, una strada veloce ci conduce al Mar Nero. Abbiamo in programma di pernottare sul Capo Emine, che è il punto terminale di questa sezione del TET.  Ma questa parte della costa è stata letteralmente fagocitata dalle strutture turistiche e ci risulta impossibile raggiungere la scogliera. Non ci rimane che ripiegare su un campeggio al centro della cittadina di Ravda.  In realtà sembra più un grande cortile tra le case, ma è ben tenuto, con accesso diretto al mare, di cui godiamo la frescura.


pista squassata

motosega e forza di braccia per superare l'ostacolo
l'incontro con Gabriele a Sliven
Buon Compleanno Jurg!
la spiaggia del campeggio a Ravda, sul Mar Nero

Martedì 25 giugno
Ripercorriamo a ritroso un pò di km perché il programma di stamattina prevede la visita  di Nessebar*.  Un bel mulino a vento ci dà il benvenuto all'ingresso della città vecchia. Gironzolando nelle viuzze acciottolate vediamo caratteristiche case di legno, molte chiese e monumenti.....ma soprattutto vediamo uno sproposito di negozi di souvenir. C'è una gran folla di vacanzieri che tra una nuotata e un ombrellone viene qui a fare la "gita culturale". Un po' delusi per l'eccessiva commercializzazione del luogo, riprendiamo la strada in direzione sud, seguendo la linea di costa.
Jurg ci propone di andare a vedere le saline di Pomorie, con annesso Museo. Si tratta di una serie di vasche contenenti un fango  salato e curativo. Il bello del luogo è che è aperto a tutti, gratuitamente.
Il nostro gruppo ne approfitta (meno me) e si impiastriccia da capo a piedi di una spessa melma nera.  E' un momento di divertimento collettivo. 
Siccome s'è fatto mezzogiorno, andiamo in un bel ristorante pregustando un fritto misto di pesce.  Il fritto misto qui non usa, ma mangiamo bene lo stesso. Questo è l'unico posto in cui il cameriere ha preteso la mancia. 
Il pomeriggio ci vede aggirare la città di Burgas* e proseguire oltre Sozopol.  Comunque noi siamo piuttosto frastornati: da quando abbiamo raggiunto le coste del Mar Nero non abbiamo visto altro che mega-alberghi, residences, spiagge attrezzate, ristoranti, parchi acquatici e tutto quanto serve al turismo balneare.  Che differenza con i percorsi dei giorni scorsi, quando lungo le mulattiere del TET non abbiamo incontrato anima viva. Dico davvero: nè una macchina, nè un umano!
Stasera avremmo voluto trovare una spiaggetta tutta per noi, ma ci dobbiamo accontentare di fare campo su un promontorio erboso dopo la cittadina di Lozenet. Comunque la vista mare è assicurata.
*Nessebar. Sorge su un istmo di terra che si protende nel mare. Dichiarata Patrimonio Unesco, Nessebar è una delle più antiche città d'Europa. I primi insediamenti risalgono a due millenni A.C. Fu  abitata dai Traci, dai Greci, dai Romani, dai Bizantini, dagli Ottomani e finalmente dai Bulgari. Una curiosità del luogo è la presenza di ben 40 chiese su un così piccolo spazio cittadino. Il vecchio centro è molto pittoresco e molto turistico.
*Burgas. Con 200.000 abitanti, è la quarta città della Bulgaria dopo Sofia, Plovdiv  e Varna. E' un importante centro industriale, ma anche turistico. Un luogo interessante da visitare in zona è il Lago di Atanasovo, una laguna salmastra a nord della città, che ospita numerose specie di uccelli. Il lago è diviso in due da una striscia di terra. La parte settentrionale è riserva naturale, mentre quella meridionale ospita numerose saline che a volte assumono una colorazione rossastra. Da qui il soprannome del lago: Pink Lake.
l'antica città di Nessebar

due tra le tante chiese di Nessebar

le belle case lignee di Nessebar
deturpate dalle botteghe di souvenir
piscine di fanghi curativi a Pomorie
tramonto sul Mar Nero

Mercoledì 26 giugno
E' da quando abbiamo avvistato il Mar Nero che cerchiamo di raggiungere una spiaggetta tutta per noi e finalmente stamattina abbiamo trovato un accesso al mare disabitato. E' una caletta sassosa, ma la giornata è splendida ed il mare è pulito, perciò ci possiamo godere un po' di ore in totale relax. 
In tarda mattinata ci raggiunge l'amico svizzero Gabriele, che ha deciso di unirsi a noi per il resto del viaggio.  Nel pomeriggio ci spingiamo ancora più a sud, in direzione della Turchia, sempre seguendo la costa da vicino. Ma il litorale non è abbastanza selvaggio per i nostri gusti, perciò, dopo aver dato un'occhiata al piccolo faro di Athopol, giriamo il muso dei nostri Defender verso Ovest, per prendere la via del ritorno.
Stasera facciamo sosta su un grande prato che abbiamo individuato mediante l'app "Park4night", appena prima della cittadina di Malko Tarnovo. Ci siamo sistemati da poco, quand'ecco arrivare una pattuglia della polizia di frontiera che viene a chiederci i passaporti: ebbene sì, siamo al confine con la Turchia e questa è una delle vie usate dal traffico di clandestini. Ho pensato che i doganieri ci avrebbero intimato di andarcene, perchè dopotutto anche in Bulgaria il campeggio libero non è ammesso. Invece dopo una sommaria occhiata al nostro accampamento ci permettono di restare.
due vecchietti al mare
un telo tra le Land per pranzare all'ombra
il faro di Athopol
l'accampamento vicino al confine

Giovedì 27 giugno
Stiamo viaggiando in una regione collinare del sud-est della Bulgaria che non presenta particolare interesse naturalistico o storico, e pertanto rimasta ai margini della modernità.  Il risultato è che vi sono ancora villaggi lignei intatti, risalenti al secolo scorso. Come quello che noi andiamo a visitare, che si chiama Brashlyan.  Il primo e unico abitante che ci viene incontro è un povero asinello...con la tosse!
Ci rilassiamo un po' tra le case fiorite, prima di rimetterci in macchina. Oggi abbiamo come obiettivo principale la visita della città di Plovdiv*.  La raggiungiamo prendendo per la prima volta una strada a grande scorrimento: l'autostrada A1/E773.  Il percorso è lunghissimo (300 km), fa caldo e ci annoiamo mortalmente.  
Plovdiv è una città ordinata e tranquilla, ed è anche facile trovare parcheggio. Ma la voglia di camminare sotto il sole è poca, perciò ci limitiamo alla visita della chiesa di San Demetrio e del Teatro Romano. Non ci facciamo però mancare una passeggiata lungo la via pedonale più lunga d'Europa: Knyaz Alexandar I, di quasi 2 chilometri (ha battuto  la Stroget di Copenhagen).
Oltre ad un centro storico antichissimo, Plovdiv "vanta" anche il più grosso insediamento di zingari d'Europa. Nel quartiere di Stolipinovo vivono circa 80.000 persone di etnia rom, sinti, gypsy, e anche una minoranza di turchi. Per i nostri standard questo è un luogo problematico, ma non mi sarebbe dispiaciuto dare un'occhiata.
Nel pomeriggio lasciamo la città in cerca di frescura e puntiamo a sud, in direzione dei Monti Rodopi. Lungo la strada facciamo un'interessante sosta al Monastero di Bachkovo. L'architettura della chiesa è molto bella, ma quello che ci incanta è l'interno, totalmente ricoperto di affreschi e di fregi dorati.
A differenza di tutti  gli atri luoghi, il pope non ci proibisce di fotografare, nè chiede soldi per farlo, anzi ci invita ad immortalare la bellezza dei decori.
S'è fatta sera e ci piazziamo nel parcheggio sottostante il monastero.
*Plovdiv. E' la seconda città della Bulgaria ed una delle città più antiche d'Europa. Le tracce dei primi insediamenti risalgono addirittura a 8.000 anni fa. Fu capitale dei Traci e poi dei Macedoni, che la chiamarono Filippopoli, fino a quando venne conquistata dai Romani, nel 46 d.C, che ne fecero un centro imperiale di grande importanza, come testimoniano i resti che ancora la abbelliscono: il Teatro, il Foro e lo Stadio.  Vanta numerose chiese di epoca bizantina, moschee ottomane ed un quartiere ottocentesco di antiche case di legno.  Nel 2019 è stata Capitale della Cultura Europea
il bucolico villaggio di Brashlyan
il teatro romano di Plovdiv, ancora in uso
monumento a un clochard, sulla via pedonale di Plovdiv
il Monastero di Bachkovo
e i suoi bellissimi interni

Venerdì 28 giugno
Stamattina siamo rimasti prigionieri del parcheggio per un paio d'ore, perchè nessuno è venuto ad aprire la sbarra.  Ma noi....abbiamo i fuoristrada e ci siamo liberati superando un fossato. 
Oggi entriamo nel cuore dei Monti Rodopi, molto apprezzati dai bulgari, specialmente per il turismo invernale. Una volta giunti nei pressi di Pamporovo, località sciistica di antica data, giriamo ad ovest su piste secondarie, puntando in direzione del grande lago di Dospat, sul quale vorremmo rimanere anche per il pernottamento.
Ieri pomeriggio, a causa di un fraintendimento, abbiamo "perso" il nostro nuovo compagno Gabriele. L'abbiamo però recuperato per telefono e, dato che è più avanti di noi, l'abbiamo incaricato di scegliere un bel posto sulla sponda sud del lago. E abbiamo fatto bene perché, nonostante la riva densamente abitata, lui è riuscito a trovare uno  spiazzo erboso con vista panoramica. Gli uomini preparano un grosso focolare, perchè stasera è prevista una grigliata che deve sfamare otto persone.
veduta sui Monti Rodopi
il nostro poggio sul lago di Dospat

si prepara il focolare per la grigliata

Sabato 29 giugno
La riva sinistra del lago Dospat è ricoperta da un fitto bosco, senza traccia di costruzioni. C'è però uno stradino fangoso che segue tutta la linea di costa e noi lo imbocchiamo, immaginando un ambiente selvatico. Con nostra meraviglia scopriamo che questa parte del lago è in pratica un grande campeggio abusivo: nel fitto degli alberi, e a strapiombo sull'acqua, c'è un'infinità di tende, roulotte, automobili, tavolini e addirittura bungalow autocostruiti.  Appena il lago finisce, torna la natura incontaminata e proseguiamo il nostro viaggio in un'alternanza di foreste e radure. Ci troviamo poi ad attraversare una regione di montagna costellata di piccoli paesi dall'architettura caratteristica, con belle case di pietra a pianta quadrata. Ci fermiamo in uno di questi, a Leshten, dove veniamo accolti dai paesani con grande cordialità. Tra chiacchiere e sorrisi riescono a piazzarci un po' di souvenir, puntando soprattutto su Danilo che fa incetta di piccoli tappeti.  C'è pure un  museo, dedicato ad un benefattore del luogo, che mette in mostra vari reperti d'epoca. 
Nel tardo pomeriggio decidiamo di azzardare una deviazione verso il Parco Nazionale del Pirin, che ci piacerebbe attraversare da Sud a Nord. Ma il progetto naufraga all'ingresso della Riserva Naturale, che è interdetta al traffico veicolare.  Stanotte ci fermeremo qui.
       
ho comprato un quadretto di Leshten
una stanza del Museo di Leshten
il paese di Gorno Drianovo si è montato la testa

Domenica 30 giugno
Siamo tornati sulla strada principale e oggi andiamo a visitare Melnik*, paese citato in tutte le guide turistiche. A noi sembra sopravvalutato, perché abbiamo visto località molto più autentiche.  L'unica ragione per cui vale la pena venire qui è il vino. Questa infatti è una zona vitivinicola di grande rilevanza e dal vitigno di Melnik si ricava un vino conosciuto anche oltre i confini della Bulgaria.
Pare che Churchill lo apprezzasse particolarmente, se è vero che se ne faceva mandare 500 litri ogni anno !  Del resto i Bulgari pretendono di essere loro gli "inventori" del vino (ma la stessa cosa dicono i greci e i georgiani). Io l'ho assaggiato e mi è piaciuto molto, specialmente il rosso.  In conclusione tutto il gruppo ha lasciato Melnik con parecchi cartoni di vino nel bagagliaio.
Adesso puntiamo a Nord, in direzione dei Monti di Rila. Lungo la strada ci fermiamo a Sandanski per fotografare la statua di Spartaco, il gladiatore ribelle che tenne sotto scacco l'esercito romano per un paio d'anni. Spartaco è nato qui e per i bulgari rappresenta un eroe nazionale, al quale hanno eretto un monumento imponente. Danilo ci racconta di aver interpretato la parte di Spartaco in un balletto alla Scala di Milano e si mette in posa sotto la sua statua.
Arriviamo a Rila che è già sera: troppo tardi per la visita del Monastero, che rimandiamo a domani. Ci sistemiamo perciò in un bel campeggio: c'è un grande prato ed un ruscello tutto a nostra disposizione.
*Melnik. E' un piccolo paese di sole 256 anime, le cui origini però risalgono all'anno Mille. La produzione di vino a Melnik è una tradizione antica che ha dato prosperità ai suoi abitanti, come testimoniano i numerosi edifici di pregio, alcuni dei quali trasformati in case-museo. Un'altra attrattiva di Melnik sono le spettacolari piramidi di arenaria che circondano l'abitato.
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veduta di Melnik
Danilo interpreta Spartaco
il ruscello al campeggio di Rila

Lunedì 1 luglio - parte prima
Il Monastero di Rila* è l'attrazione turistica più famosa della Bulgaria, e non a torto. E' un vasto quadrilatero di edifici a loggiato con al centro una chiesa di stile bizantino ed un'antica torre di pietra.
Appena si entra nel grande cortile si percepisce un'atmosfera di solennità, ma anche di opulenza. I loggiati che ospitano i monaci sono perfettamente dipinti con colori contrastanti. La chiesa è impreziosita all'esterno da porticati completamente ricoperti di affreschi. Rimaniamo delusi dal divieto di fotografare l'interno, ma ne comprendiamo subito il motivo: è tutt'ora un luogo di culto e come tale non dev'essere disturbato dagli scatti dei turisti. Entriamo e veniamo sopraffatti dagli ori, dalle icone, dai lampadari, dai candelabri accesi, dai legni intarsiati. Non c'è un millimetro di muro libero da pitture.  E' in corso una messa cantata che dura più di un'ora, ma io vorrei che si protraesse ancor di più, per l'emozione che provo ascoltando il coro e la voce baritonale del pope.
*Monastero di Rila. Situato a 1.146 metri, nel cuore del Parco Nazionale omonimo. E' Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Fondato intorno all'anno Mille dai discepoli dell'Eremita San Giovanni da Rila, fu importante centro religioso per tutto il Medioevo. Distrutto due volte, in epoca antica dagli Ottomani e il secolo scorso da un incendio, venne ricostruito grazie alle donazioni del popolo bulgaro. Di culto ortodosso, è tuttora in attività con 60 monaci presenti.
l'antica torre medioevale
la chiesa principale
gli alloggi dei monaci
le volte del porticato ricoperte di affreschi

Lunedi 1 luglio - parte seconda
Dopo questa tappa "mistica" il gruppo decide che si potrebbe fare un trekking ai famosi "7 Laghi di Rila". Arriviamo alla base della seggiovia, in località Paniciste, che è già pomeriggio ed inoltre è una giornata caldissima, per cui rinunciamo al progetto. Adesso dovremo rifare tutto il percorso a ritroso, perchè ufficialmente la strada finisce qui. Ma ci incuriosisce un sentiero che va nella direzione giusta per noi. Chiediamo ai locali e uno dice che forse, coi nostri mezzi,... chissà... "se riuscite ad arrivare al rifugio Vada, poi la strada c'è...", ma un altro dice, un po' sprezzantemente: "Ci arrivate se avete le ali." Mai provocare un fuoristradista! Imbocchiamo il sentiero e ci troviamo nel percorso più accidentato dell'intero viaggio. La larghezza della traccia ci permette di passare, ma si snoda in un fitto bosco e il fondo è cosparso di ostacoli e voragini sulle quali bisogna passare in equilibrio. Dobbiamo comunque procedere, perchè non c'è modo di fare una manovra di retromarcia. In questo frangente ci è di grande aiuto Mauro che praticamente ci precede a piedi per valutare gli ostacoli ed indicarci la manovra giusta per superarli.  Con noi c'è Gabriele che ha una macchina meno performante delle nostre, per cui più di una volta ha rischiato di incastrarsi o di ribaltare. Francamente ho temuto che in quel bosco ci saremmo rimasti parecchio, chiedendomi come diavolo avremmo fatto ad estrarre da quel luogo una macchina che si fosse danneggiata. E invece ne siamo usciti indenni, raggiungendo il rifugio Vada e da lì, con la strada, arrivando alla meta prefissata: il campeggio di Borovec.






Martedì 2 luglio
Ieri sera ci siamo piazzati nel brutto campeggio di Borovec perchè sta accanto alla funivia che porta alla base del Monte Musala, il più alto della Bulgaria, con i suoi 2.729 metri. Questa è un'escursione a cui tengono molto soprattutto Danilo e Beppo, data la loro passione per l'alpinismo. Stamattina di buon'ora tutti gli uomini (ad eccezione di Giovanni) si sono preparati per la scalata: scarponi, zaino attrezzato, vestiario di ricambio, cibo e borraccia. E dopo dieci minuti sono tornati: la funivia che porta all'inizio dell'arrampicata  non funziona, è in manutenzione. Eppure ieri sera eravamo andati alla biglietteria per verificare gli orari e non c'erano cartelli nè avvisi. Un grave disservizio. Che fare adesso? Si decide di tornare all'obiettivo scartato ieri: i Sette Laghi di Rila*. Piuttosto che niente....Oltre agli uomini, stavolta partecipa anche Michela col cane Aiko, mentre Gabriele porterà la sua cagnolina Jippy.  Io e Giovanni rimarremo a riposo. I compagni rientrano a metà pomeriggio. Stasera pernotteremo in zona per godere della frescura dei monti.
*I Sette Laghi di Rila. Sono laghetti di orgine glaciale, situati ad un'altitudine tra i 2.100 e i 2.500 metri. Si trovano uno vicino all'altro e sono collegati da ruscelli che formano piccole cascate. Ogni lago ha un nome associato alle sue caratteristiche morfologiche: la Lacrima, l'Occhio, il Rene, il Gemello, il Trifoglio, il Pesce e il lago Inferiore.




Mercoledì 3 luglio
E' il nostro ultimo giorno in Bulgaria e abbiamo come meta Sofia*, la capitale.
Sofia si presenta come una città gradevole, pulita e con una viabilità ordinata.  Attraversiamo tutto il centro, ammirando i bei palazzi governativi. Cerchiamo un parcheggio, ma per un paio di volte veniamo respinti malamente dai posteggiatori: sembra che non gradiscano le macchine della nostra dimensione. Al terzo tentativo, dopo una telefonata al padrone, veniamo accettati al parcheggio di un grande parco, in prossimità del simbolo più noto di Sofia, l'imponente cattedrale Alexandar Nevski.  Non rimaniamo particolarmente colpiti dal monumento, mentre invece ci emoziona la visita alla vecchia Basilica di Santa Sofia. Si sta infatti svolgendo un matrimonio di rito ortodosso, che è assai più coinvolgente rispetto al nostro. Fa caldo, è ora di pranzo, ma non abbiamo voglia di un vero ritorante, per cui ripieghiamo su un chiosco di hamburger che presenta un menù molto vasto e per fortuna tutti siamo soddisfatti.  Non mi pare che il gruppo sia ancora in vena di monumenti, ma è in cerca piuttosto della via pedonale dello shopping. Io mi adeguo e ripongo la guida turistica. Il tempo restante a Sofia lo passiamo acquistando gli ultimi souvenir e godendoci il passeggio tra vetrine e caffè.
Il programma prevede la sosta serale ancora in territorio bulgaro, prima di intraprendere la lunga via del ritorno. Jurg ha una app, simile a Park4night, sulla quale è indicato un luogo adatto al pernottamento e lì ci piazziamo. La descrizione dice "area dismessa dalla Nato". Qualche dubbio ci viene, coi tempi di guerra che corrono. Ed ecco infatti arrivare un macchinone nero dal quale esce un militare: dice che ci siamo messi su un'area di esercitazioni di tiro e ci  sollecita, seppur gentilmente, a sloggiare senza indugio. Obbediamo e ci spostiamo di una ventina di km, dietro una collina.
*Sofia. Capitale della Bulgaria con 1.220.000 abitanti. Fondata dai Traci con il nome di Serdica, è la terza città più antica d'Europa dopo Atene e Roma. Sofia è il principale centro finanziario, commerciale e industriale della Bulgaria e produce 1/6 del PIL nazionale. Conserva vestigia degli Imperi Romano, Bizantino e Ottomano. Di notevole interesse: Cattedrale Alexandar Nevski, Basilica di Santa Sofia, Chiesa russa di San Nicola, Anfiteatro Romano, Sinagoga, Moschea, Statua di Santa Sofia, Monumento allo Zar liberatore.
Chiudo il diario qui, perchè i prossimi due giorni saranno tutta autostrada.
la Basilica di Santa Sofia
Monumento allo Zar liberatore
la cattedrale Alexandar Nevski


NOTE IN CALCE

GPS: croce e delizia del moderno viaggiatore
L'itinerario di questo viaggio è stato programmato da Jurg, il quale ha delegato a Mauro il compito di navigatore. Mauro ha scaricato e testato il percorso su un tablet. Purtroppo, arrivato in Bulgaria, ha scoperto che il software era difettoso: spesso si bloccava e perdeva la traccia.  E ogni volta che questo succedeva, tutti gli altri componenti del gruppo cercavano di aiutare, consultando i propri GPS che, ahimè, davano risultati diversi l'uno dall'altro. Ne usciva una grande confusione che ci ha stressati non poco. Paradossalmente, l'aiuto risolutore spesso ci è arrivato dalla consultazione della vecchia, cara cartina stradale cartacea.
la carta stradale serve sempre

Cani in viaggio
Mi sono preoccupata vedendo che Michela e Jurg hanno portato con sè il loro cane Aiko, un cucciolone di nove mesi, di razza Shiba Inu. Come avrebbe potuto sopportare tre settimane di viaggio, sballottato e frullato dagli scossoni dei percorsi in fuoristrada? Ogni giorno luoghi diversi, ogni giorno odori diversi, senza un perchè! C'era il pericolo che si stressasse al punto da diventare ingestibile. Invece no, si è comportato benissimo, sempre equilibrato e ben disposto. E' la riprova che i cani ripongono una fiducia illimitata nei loro padroni e sono disposti a seguirli in ogni circostanza.
La stessa cosa si può dire della straordinaria barboncina Jippy che accompagna Gabriele nei suoi lunghi viaggi: calma, obbediente e amichevole con tutti. Capisce il suo padrone anche senza ordini e lo segue come un'ombra. 
Entrambi i cani sono stati compagni di viaggio adorabili.
Aiko                                           Jippy
    
Il cibo in viaggio
Alla partenza di ogni viaggio noi fuoristradisti riempiamo le nostre cambuse fino all'orlo, programmando le quantità di cibo in modo che possano bastare per l'intera durata della permanenza all'estero. Poi la metà delle provviste torna indietro con noi al termine del viaggio. Perchè non si può fare a meno di entrare in una bottega, in un mercato, in una trattoria per provare i cibi del luogo. Così è stato anche in Bulgaria, dove ogni giorno c'era un motivo per fermarci a comprare qualcosa. Abbiamo così constatato che la Bulgaria offre ogni bene di consumo, come da noi. La differenza è che i prodotti costano mediamente il 30% in meno. Si trovano facilmente molti prodotti italiani e ahimè anche molti "taroccati" come italiani.
il formaggio locale è il sirene, che ha molte varianti
mah....

Conclusione
Grande un terzo dell'Italia, ma con solo 6 milioni di abitanti (per lo più concentrati nelle quattro maggiori città), la Bulgaria offre spazi naturali impensabili nel resto d'Europa.  Se si esclude la costa del Mar Nero, la Bulgaria è praticamente sconosciuta al turismo di massa. E speriamo che rimanga così.


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